In pochi conoscono il treno del Papa, un pezzo di storia custodito a Roma. Ecco dove si trova e come visitarlo
In un angolo suggestivo di Roma, dove l’arte antica incontra l’archeologia industriale, si cela una storia che intreccia la modernità dell’ingegneria con la tradizione papale.
La Centrale Montemartini, un tempo cuore pulsante della produzione energetica della capitale e oggi museo atipico per eccellenza, ospita tra le sue mura una testimonianza unica: il treno di Pio IX.
L’arrivo del primo treno papale
La storia del treno inizia con Giovanni Maria Mastai Ferretti, meglio noto come Papa Pio IX. Eletto pontefice nel 1846, si distinse subito per il suo interesse verso i nuovi mezzi di trasporto che stavano rivoluzionando l’Europa. La ferrovia, in particolare, catturò la sua attenzione tanto da nominare una commissione per lo studio e la realizzazione di linee ferroviarie che collegassero Roma ai principali centri dello Stato Pontificio.
Dopo aver sperimentato personalmente il potenziale delle ferrovie durante il suo esilio a Gaeta, al ritorno a Roma nel 1850 Pio IX diede impulso alla costruzione di diverse linee ferroviarie. Tra queste spiccano la linea Pio Latina e la linea Pio Centrale che contribuirono a modernizzare i collegamenti nello Stato Pontificio.
Fu in questo contesto che nacque l’idea del primo treno papale: un dono delle società “Pio Centrale” e “Pio Latina” al pontefice per ringraziarlo del suo sostegno alle infrastrutture ferroviarie. Il treno fu realizzato in Francia e giunse a Roma dopo un viaggio avventuroso via fiume fino a Marsiglia, poi via mare fino a Civitavecchia e infine ancora via fiume fino al porto fluviale di Ripa Grande.
Il 3 luglio 1859 il treno fece il suo ingresso trionfale nella stazione di Cecchina accolto da una folla entusiasta. Composto da tre vagoni riccamente decorati – tra cui spiccava la Balconata per le benedizioni papali – era un vero capolavoro su rotaie. Fregi dorati, broccati e velluti adornavano gli interni mentre all’esterno sculture raffinate completavano l’opera d’arte mobile.
Gli artigiani francesi incaricati delle decorazioni non risparmiarono dettagli preziosi né nell’estetica né nei simbolismi religiosi: dalla Sala del trono alla Carrozza della Cappella ogni elemento era pensato per riflettere lo splendore del pontificato.
Tuttavia, nonostante l’eleganza e le innovazioni tecniche incorporate nel convoglio papale, i viaggi compiuti furono pochi. Dopo il 1870 e la presa di Roma da parte delle truppe italiane guidate dal generale Raffaele Cadorna che segnò la fine dello Stato Pontificio come entità politico-territoriale indipendente; le carrozze furono dapprima custodite nella rimessa della stazione Termini poi esposte come cimeli storici prima al Castel Sant’Angelo poi al Museo di Roma ed infine trasferite nella loro attuale sede presso la Centrale Montemartini dopo essere state depredate dei loro ornamenti più preziosi durante gli anni dimenticati nelle rimessa dei treni.
Oggi quest’opera d’arte su rotaie trova nuova vita all’interno degli spazi industrialmente poetici della ex centrale termoelettrica voluta dall’ingegner Giovanni Montemartini nel 1912; offrendosi ai visitatori non solo come testimonianza dell’incontro tra arte sacra ed ingegneria ma anche come simbolo tangibile dell’avanzamento tecnologico abbracciato persino dalla figura più tradizionalista dello Stato Pontificio: il Papa stesso.