La tomba di Dracula si trova in Italia: ecco cosa si è scoperto su una misteriosa iscrizione. Un mistero secolare si scioglie.
Gli esiti delle recenti indagini aprono nuove prospettive sulla figura storica e leggendaria di Vlad Tepes III e sul suo profondo legame con la città italiana, continuando a svelare aspetti sorprendenti che intrecciano storia locale ed eventi d’impatto globale.
Un’indagine condotta da “Il Mattino” ha portato alla luce la possibilità che il sepolcro del nobile Mattia Ferrillo, situato nel chiostro di Santa Maria la Nova, potesse celare il luogo di riposo finale di Vlad Tepes III l’Impalatore. Questa figura storica, universalmente nota come Dracula, voivoda di Valacchia, avrebbe trovato sepoltura a Napoli grazie ai legami della sua presunta figlia con la corte aragonese e all’alleanza dell’Ordine del Drago, che vide il regno napoletano impegnato nella difesa contro gli ottomani.
L’attenzione degli studiosi si è concentrata su una misteriosa iscrizione rinvenuta nella cappella Turbolo di Santa Maria la Nova. Caratterizzata da simboli ancora indecifrabili, questa epigrafe ha generato grande interesse per i suoi possibili collegamenti con la leggenda di Dracula. Le ricerche hanno rivelato dettagli inaspettati sul testo dell’iscrizione che sembra essere redatto in un linguaggio finora sconosciuto.
L’ingegnere nucleare Claudio Falcucci, esperto europeo in campo della diagnostica d’arte, ha effettuato un’analisi approfondita sull’iscrizione utilizzando tecniche avanzate come la fluorescenza indotta da radiazioni ultraviolette e analisi all’infrarosso. Queste indagini hanno evidenziato che il nome “Vlad” appare ripetutamente nell’epigrafe. Il restauro avviato lo scorso febbraio ha permesso inoltre di scoprire che alcune lettere sono state ridipinte più volte nei secoli.
Le analisi hanno radicalmente modificato la datazione dell’iscrizione: non più attribuibile alla fine del ‘800 come precedentemente ipotizzato ma probabilmente al XVI secolo. Questa scoperta supporta l’ipotesi secondo cui Vlad III potrebbe essere stato effettivamente sepolto a Napoli durante il periodo del suo ipotetico soggiorno presso la corte aragonese.
Giuseppe Reale, presidente dell’associazione Oltre il Chiostro onlus e gestore del Complesso Monumentale di S. Maria la Nova, ha messo in evidenza come l’iscrizione criptata della Cappella Turbolo e la tomba della famiglia Ferillo potrebbero essere state originariamente collocate vicine all’interno della chiesa prima dei successivi spostamenti nel chiostro. Queste ricerche contribuiscono a consolidare il complesso monumentale come uno dei principali punti d’interesse turistici e culturali del centro storico napoletano.