Chiunque abbia visitato Roma avrà sicuramente lanciato una monetina nella famosa Fontana di Trevi. Ma dove vanno a finire poi queste monete?
La Fontana di Trevi è la più grande e scenografica tra le fontane di Roma. E’ tra i luoghi più romantici di Roma e milioni di turisti che ogni anno visitano la capitale fissano come tappa obbligatoria questo luogo. Nicola Salvi realizzò questa fontana nella seconda metà del ‘700 e costituisce la mostra dell’Acqua Vergine, l’acquedotto che Marco Vipsanio Agrippa condusse a Roma nel 19 a.C per alimentare le terme.
Ci sono varie ipotesi sull’origine del suo nome. La prima ipotesi è che il nome “Trevi” derivi da “Trebium”, la località di provenienza nei pressi della Tiburtina. La seconda ipotesi è che derivi da “trivio”, vale a dire l’incrocio delle tre vie Collatina, Prenestina e Tiburtina, da cui origina l’acqua. Con la terza ipotesi si fa riferimento a Iuturna, la ninfa invocata durante la siccità e che aveva un tempio chiamato “Trevi”.
Che fine fanno le monetine della Fontana di Trevi?
A questa Fontana è legata una tradizione a cui nessun turista che la visiti può sottrarsi: il lancio della monetina. Secondo alcuni, chi lancia una monetina nell’acqua deve mettersi di spalle, tenendo gli occhi chiusi e con la mano destra sulla spalla sinistra: se girandosi velocemente, una volta lanciata la monetina, si riesce a fermare con lo sguardo l’attimo in cui la monetina tocca l’acqua, sicuramente farà ritorno a Roma. Secondo altri, chi lo fa può esprimere un desiderio nella speranza che si avveri di lì a poco.
Secondo gli storici l’origine di questa traduzione risale agli antichi romani che già millenni fa usavano lanciare monete in corsi d’acqua, fiumi, laghi e anche fontane, per accattivarsi i favori delle divinità acquatiche e attirarsi la buona sorte per esempio alla vigilia di un viaggio. Il rito originario richiedeva che la moneta gettata non fosse più in corso, ma con il tempo questa regola è andata perduta. Ma dove vanno a finire quindi queste monete?
Ebbene, ogni giorno all’alba alcuni operatori Acea raccolgono tutte queste monete. Vengono ritrovati euro, dollari, yen e molte altre monete. Esse vanno poi a finire nelle casse Caritas della Diocesi. Di solito si raccolgano mediamente circa 3.000 euro al giorno. Questo denaro è destinato a finanziare progetti volti ad aiutare senzatetto, malati e persone in condizioni di estrema povertà. E tu lo sapevi?