La brutta notizia di questi giorni: addio ai voli low cost con la Norvegia, chiude la compagnia Flyr, gli aerei restano a terra. Cosa è successo.
Dopo nemmeno due anni di attività è costretta a chiudere la compagnia aerea norvegese low cost Flyr, che aveva garantito voli low cost tra la Norvegia e l’Europa, con collegamenti diretti anche con l’Italia.
Una sorpresa amara per tanti viaggiatori e un duro colpo per una nuova compagnia aerea che era stata fondata nel 2020, in piena pandemia, con buoni auspici per il futuro, e aveva iniziato le sue attività nel 2021.
Purtroppo l’inflazione e l’esplosione dei prezzi dei carburanti hanno stravolto tutti i piani di Flyr, che era partita bene ma non è riuscita a fare fronte all’impennata dei costi e non ha trovato nuovi finanziatori a sostenerla. Ecco cosa è successo.
Addio ai voli low cost con la Norvegia, chiude la compagnia Flyr
A inizio febbraio, la compagnia aerea low cost Flyr, nuovo vettore norvegese da poco in attività, è stata costretta a lasciare tutti i suoi aerei a terra e a portare i libri contabili in tribunale per dichiarare lo stato di fallimento.
Tutte le attività della compagnia sono state immediatamente annullate, tutti i voli cancellati e non saranno riprogrammati, con danno per i passeggeri che avevano acquistato i biglietto.
L’impennata dei costi di gestione, soprattutto dei carburanti, ha avuto un impatto pesantissimo sulla compagnia aerea, che pure aveva avuto un buon avvio. Come riporta TTG Italia. Flyr si è ritrovata senza liquidità sufficiente a proseguire le sue operazioni, così è stata costretta a cessare subito l’attività, lasciando i suoi aerei a terra.
Il fallimento
La compagnia aerea non ha trovato nuovi finanziatori sul mercato e la dichiarazione di fallimento, cui seguirà la chiusura ufficiale, è stata la conseguenza inevitabile. Dopo nemmeno due anni di attività.
“Realisticamente non ci sono più opportunità per risolvere la mancanza di liquidità a breve termine”, aveva comunicato la compagnia aerea nei giorni scorsi, citata da Travel Quotidiano. Il consiglio di amministrazione di Flyr ha pertanto deciso di annullare “tutte le partenze e le vendite di biglietti”.
La fragilità delle low cost in un’epoca di costi elevati
A seguito del fallimento, 400 dipendenti di Flyr perderanno il posto di lavoro. Un destino simile a quello della sfortunata compagnia aerea inglese Flybe che, fallita durante la pandemia, aveva ripreso a volare nel 2022 e ora è fallita di nuovo. La causa sta sempre nei costi elevati di gestione, esplosi nell’ultimo anno con l’inflazione e l’impennata del prezzo dei carburanti.
La compagnia aerea norvegese Flyr aveva iniziato le operazioni di volo a metà 2021, collegando con diversi voli low cost le città della Norvegia tra loro e la Norvegia con destinazioni in tutta Europa. Nell’estate del 2022 aveva anche inaugurato tre nuove rotte con l’Italia, con voli diretti in partenza da Oslo per Napoli, Palermo e Venezia.
Flyr ha volato finora con una flotta in leasing di 12 aerei Boeing 737, tra cui sei 737 Max, acquistati da Air Lease Corp.
Oltre all’aumento dei costi a danneggiare due piccole compagnie aeree come Flyr e Flybe è stata la nuova espansione dei grandi gruppi, low cost e di linea, dopo la contrazione delle attività durante la pandemia. Colossi come Ryanair e Lufthansa sono tornati a conquistare ampie porzioni di mercato e ad aumentare in modo consistente e capillare le loro rotte, con voli e passeggeri che hanno ampiamente superato i numeri del periodo pre pandemia. Questa situazione ha danneggiato i piccoli vettori senza grandi finanziatori alle spalle, come le due compagnie fallite.