Dovete sapere che a Roma c’è una porta magica ma pochissimi la conoscono. Tutte le informazioni e le curiosità su un posto da scoprire.
Tra storia, leggenda e mistero. Nel cuore di Roma c’è un luogo affascinante che in pochi conoscono. I turisti ci passano davanti senza farci caso ma nemmeno tutti i romani sanno della sua esistenza.
Si tratta di una porta magica dietro alla quale, misteriosamente, sarebbe sparito un alchimista. Come in una sorta di Stargate di epoca barocca.
La porta, che apparteneva a Villa Palombara, esercita ancora oggi un grande fascino, per le leggende e l’alone di mistero che la circonda. Ecco tutto quello che bisogna sapere.
A Roma c’è una porta magica e pochissimi la conoscono
La Porta Magica, detta anche Alchemica, di Roma si trova in un angolo dei giardini di piazza Vittorio Emanuele II, costruita dopo l’Unità d’Italia, con la demolizione della seicentesca Villa Palombara. La villa era la residenza all’Esquilino di Massimiliano Savelli Palombara, marchese di Pietraforte. Un tempo qui era zona di campagna, mentre oggi è centro città. La zona, infatti, è compresa tra la Stazione Termini, la Basilica di Santa Maria Maggiore, il Colosseo e più a sud San Giovanni in Laterano.
Fu Massimiliano II Savelli che nel giardino della sua villa fece edificare la cosiddetta Porta Magica, oggi l’unica rimasta delle complessive cinque porte di Villa Palombara. Con la distruzione della villa, insieme ad altre ville vicine, nei primi anni del Regno d’Italia, per far posto a piazza Vittorio Emanuele II, si decise di salvare la Porta Magica, che fu collocata in un angolo dei giardini della piazza nel 1890.
Porta Alchemica
Il fascino, il mistero e le leggende che circolavano sulla porta furono determinanti per il suo salvataggio. Ai lati della Porta Magica, poi, furono sistemate due statue, provenienti dalle rovine del tempio di Serapide e raffiguranti il dio egizio Bes, poste come guardiani della soglia.
Il nome originale della Porta Magica è Porta Alchemica, ma è chiamata anche Porta Ermetica o Porta dei Cieli. Fu costruita tra il 1655 e il 1681 per volontà del marchese Savelli di Palombara che aveva sviluppato un forte interesse per l’alchimia. Una passione che era nata dalla frequentazione con la regina Cristina di Svezia che a metà del Seicento si era trasferita a Roma, dopo la sua conversione al cattolicesimo e l’abdicazione al trono di Svezia.
La porta è l’unica testimonianza di architettura alchemico-magica occidentale oggi esistente, ma il cui significato è ancora un mistero.
La leggenda
La leggenda legata alla Porta Alchemica racconta che una notte fu ospitato a Villa Palombara un pellegrino, identificato con l’alchimista, medico e avventuriero Francesco Giuseppe Borri. L’alchimista trascorse la notte nei giardini della villa, alla ricerca di un’erba misteriosa in grado di produrre l’oro.
Al mattino seguente, Borri fu visto scomparire attraverso la porta, lasciando dietro di sé delle pagliuzze d’oro, che sarebbero state il segno di una trasmutazione alchemica. Insieme alle pagliuzze, l’alchimista lasciò nel giardino anche una carta misteriosa, con l’indicazione di simboli magici ed enigmi che avrebbero contenuto il segreto della pietra filosofale, che trasforma i metalli in oro.
Il marchese Savelli avrebbe tentato di decifrare i simboli e gli enigmi del manoscritto ma senza riuscirvi. Decise, pertanto, di renderne pubblico il contenuto facendo incidere epigrafi e simboli sulle cinque porte di Villa Palombara, di cui, purtroppo, solo la Porta Magica è giunta fino ai giorni nostri.
I simboli incisi sulla Porta Magica, comunque, si ritrovano anche nelle illustrazioni dei libri di alchimia e filosofia esoterica della seconda metà del Seicento. Libri che il marchese Svelli conosceva e molto probabilmente possedeva.