Scopriamo da dove arriva il vaiolo delle scimmie. Cosa sappiamo su questa malattia i cui casi in Inghilterra stanno aumentando.
Non è una bella notizia quella relativa all’aumento di casi di vaiolo delle scimmie che sta interessando il Regno Unito. A maggior ragione ora che un caso è stato trovato anche in Italia in un uomo di ritorno dalle Canarie. Ma da dove arriva questa malattia?
Cosa sappiamo sul vaiolo delle scimmie? Il 16 maggio l’agenzia sanitaria del Regno Unito ha registrato circa una decina di casi di cui, gli ultimi, a Londra.
Il vaiolo delle scimmie è stato scoperto nel 1958 in Africa. Soprattutto nelle zone centrali e occidentali. Sembra quindi che questa malattia sia tipica di queste zone e, oltre alle scimmie, colpisce anche scoiattoli, topi, conigli e altri animali.
I primi casi di malattia negli esseri umani sono stati registrati nel 1970, ma solo in persone che vivevano in quelle zone dell’Africa. In Congo, ad esempio, 338 persone hanno contratto il vaiolo delle scimmie e in quel caso si è scoperto che la malattia è trasmissibile anche da uomo a uomo.
Ciò che lascia però interdetti è che nessuno dei casi riscontrati in UK della malattia proviene da persone che hanno viaggiato o sono stati nei Paesi dove il vaiolo delle scimmie è endemico.
I sintomi della malattia sono piuttosto chiari: lesioni e pustole sulla pelle del tutto rassomiglianti a quelle della varicella, febbre, mal di testa e spossatezza. Il vaiolo delle scimmie fortunatamente è curabile e si guarisce in 2 o 4 settimane. Il tutto grazie al vaccino antivaioloso che è efficace all’85% nel prevenire la manifestazione delle malattia.
A oggi l’allarme non è ancora alto, ma bisognerà sicuramente prestare attenzione al quadro di trasmissibilità del virus in Inghilterra. In egual misura sarà fondamentale capire da dove sia iniziata la catena di trasmissibilità umana per analizzare le origini della malattia. La speranza, ovviamente, è che i casi inglesi di vaiolo delle scimmie restino isolati e rari senza ritrovarsi in una nuova situazione di contagiosità come quella riscontrata con il Covid-19.