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Guida di Zanzibar: alla scoperta dell’isola delle meraviglie

Vi proponiamo la guida di Zanzibar: alla scoperta dell’isola e arcipelago delle meraviglie al largo delle coste della Tanzania.

Paradiso tropicale, Zanzibar è una meta di vacanza ricca di fascino. Non solo isola e arcipelago di spiagge bianche, bagnate da mare turchese cristallino e ombreggiate da palme. Lo stato insulare dell’Oceano Indiano al largo delle coste africane è un crocevia di culture, tutto da scoprire.

Guida di Zanzibar: alla scoperta dell’isola delle meraviglie (Adobe Stock)

Zanzibar è tra le mete esotiche più sognate dai viaggiatori di tutto il mondo, autentica meraviglia dell’Oceano Indiano. Sebbene sia spesso associata ad un’isola, Zanzibar è in realtà un arcipelago formato da due isole principali Unguja e Pemba e diverse isole più piccole. Quella di Unguja è la più grande e importante, chiamata per estensione anche Isola di Zanzibar.

L’arcipelago è autonomo ma appartiene allo stato africano della Tanzania. Ecco tutto quello che bisogna sapere.

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Guida di Zanzibar: alla scoperta dell’isola delle meraviglie

Il nome Zanzibar deriverebbe dal persiano zanj, parola con cui i persiani indicavano i neri. Infatti zang-i bar significa “Terra dei neri”. L’arcipelago di Zanzibar è un punto di confluenza di differenti culture: africane, nello specifico delle civiltà bantu, arabe e persiane. Zanzibar è stato uno snodo di traffici commerciali con il Medio Oriente, l’India e anche la Cina e più in generale tra l’Africa e l’Asia. Tra le principali attività ci fu purtroppo il traffico di schiavi a est dell’Africa, ma anche e soprattutto il commercio delle spezie, ancora oggi importante.

Una parte importante dell’economia di Zanzibar si basa oggi sulla produzione di chiodi di garofano, noce moscata, cannella, pepe e zenzero. Poi c’è ovviamente il turismo, che negli ultimi decenni ha conosciuto un vero e proprio boom, con sempre più alberghi e resort esclusivi. Uno sviluppo che se ha portato ricchezza all’arcipelago ha però causato la progressiva cementificazione di un ecosistema che andrebbe invece maggiormente preservato. Il paesaggio naturale di Zanzibar rimane, però, ancora straordinario e con un po’ di pazienza e accortezza si possono trovare le antiche tradizioni.

La storia di Zanzibar

Masai a Zanzibar (Adobe Stock)

L’arcipelago di Zanzibar fu colonizzato dai portoghesi nel XV secolo, poi alla fine del XVII passò sotto al sultanato dell’Oman, che si stava espandendo verso l’Africa Orientale. Nel 1861, a seguito di lotte di successione, Oman a Zanzibar si divisero e nacque il sultanato di Zanzibar. Poi arrivarono i coloni inglesi e tedeschi, fino al definitivo controllo degli inglesi che fondarono un protettorato britannico.

Zanzibar rimase sotto il controllo dei britannici fino al 1963, quando ricevette l’indipendenza dal Regno Unito e diventò per breve tempo una monarchia costituzionale. A seguito di una breve rivoluzione socialista Zanzibar si unì alla Tanzania, nella Repubblica Unita della Tanzania, anche se è rimasta sempre una realtà distinta dallo Stato africano continentale, sia perché molto più ricca sia per la cultura marcatamente araba.

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Da sapere

La lingua ufficiale di Zanzibar è lo swahili, insieme all’inglese. Altre lingue parlate nell’arcipelago sono l’arabo e il somalo.

La capitale dell’arcipelago è Zanzibar City, sull’isola di Unguja (o Zanzibar), il suo centro storico si chiama Stone Town ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità Unesco nel 2000.

Come molti di voi sapranno, a Zanzibar è nato Freddie Mercury, il 5 settembre 1946. Il cantante dei Queen, il cui vero nome era Farrokh Bulsara, veniva da una famiglia di origini parsi e indiane, fuggita da Zanzibar nel 1964 quando scoppiò la rivoluzione. La casa natale di Mercury era a Stone Town.

Guida di Zanzibar: cosa vedere

Palazzo delle Meraviglie di Stone Town, Zanzibar (Wikipedia)

L’arcipelago di Zanzibar è un crogiolo di etnie e culture. La maggior parte degli abitanti è di origine bantu, mentre il secondo gruppo etnico più numeroso è quello degli shirazi, di origine persiana. Il resto della popolazione è di origine araba o indiana. I vari gruppi etnici, comunque, sono mescolati tra loro grazie ai matrimoni.

La cultura predominate è quella swahili, che nasce proprio dall’incontro delle popolazioni bantu con le civiltà del Medio Oriente e dell’Asia, soprattutto dell’Oman, della Persia, e dell’India. Il nome “swahili” deriva dall’aggettivo arabo sawahili (al plurale sawahil) che significa “costiero” e storicamente ha indicato i popoli della costa dell’Africa Orientale. A Zanzibar la popolazione parla soprattutto lo swahili, anche se l’inglese è molto comune.

Il patrimonio storico, culturale e artistico di Zanzibar è concentrato nella capitale, in particolare a Stone Town, che non ha caso è stata riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco per le testimonianze architettoniche e storiche della cultura swahili. Il nome in swahili di Stone Town (“città di pietra” in inglese) è Mji Mkongwe, che significa “città vecchia”. Qui si possono ammirare sia le testimonianza della cultura locale che i segni delle passate dominazioni. Un crocevia di cultura africana, medio-orientale e coloniale europea tutto da scoprire.

Tra i monumenti principali di Stone Town segnaliamo il Palazzo delle Meraviglie (Beit al Ajaib, in arabo), che fu costruito nel 1883 sul lungomare di Mizingani Road, per volere del sultano Barghash bin Said. E’ stato residenza reale e palazzo governativo, oggi ospita un museo, “The House of Wonders Museum”, con esposizioni permanenti sulla cultura locale e le tipiche imbarcazioni di Zanzibar (dhow o sambuco, tradizionale barca a vela araba, e mtepe, imbarcazione tradizionale swahili).

Il Palazzo del Sultano o Museo del Palazzo a Zanzibar (Foto: Willem van der Horst, CC BY 2.0, Wikipedia)

Un altro edificio da vedere è il Palazzo del Sultano (Sultan’s Palace), o Beit el-Sahel in arabo, il cui nome ufficiale è Museo del Palazzo. Fu costruito nel XIX secolo come residenza reale, poi divenuto palazzo governativo, dal 1994 è diventato un museo sula famiglia reale, prendendo il nome di Palace Museum. Un piano è dedicato al sultano Khalifa bin Haroub e alle sue due mogli, mentre una stanza è dedicata alla principessa Salme, figlia del sultano Said, che fuggì in Europa con il marito, prendendo il nome di Emily Ruete.

Anche il Museo del Palazzo si trova sul lungomare di Mizingani Road, tra il Palazzo delle Meraviglie e il Vecchio Dispensario. Quest’ultimo è un edificio costruito alla fine del XIX secolo per commemorare il giubileo d’oro della Regina Vittoria. Il nome Vecchio Dispensario viene dal fatto che fu adibito a dispensario in epoca coloniale. E’ un palazzo finemente decorato, con balconi intagliati, mosaici e stucchi. Oggi è sede del Centro Culturale Aga Khan e ospita un museo sulla storia di Zanzibar.

A Stone Town ci sono molti esempi di architettura swahili, da vedere anche le numerose moschee, su tutte quella dell’Aga Khan, ma anche le chiese, come la cattedrale cattolica di San Giuseppe (Saint Joseph) e l’anglicana Chiesa di Cristo. Segnaliamo anche l’imponente Forte arabo del XVII secolo, opera degli omaniti, e i bagni persiani di Hamamni, fatti costruire dal sultano Barghash bin Said e opera di architetti shirazi.

A pochi chilometri dalla città di Zanzibar si trovano invece le spettacolari piantagioni di spezie. Sulla restante isola di Unguja non dovete perdere il Parco nazionale di Jozani Chwaka Bay, un’area naturale protetta che comprende la famosa Foresta di Jozani, uno degli ultimi tratti di foresta primigenia rimasti nell’arcipelago.

Sull’isola di Pemba, invece, è da vedere la Riserva forestale di Ngezi (Ngezi Forest Reserve).

Cosa fare

Zanzibar (iStock)

Oltre alla visita alla città di Stone Town e alle riserve naturali, il motivo principale per cui tanti turisti da tutto il mondo vanno a Zanzibar è il suo mare paradisiaco. Nell’arcipelago dell’Oceano Indiano ci sono ampie distese di spiaggia bianchissima o di colore rosato bagnate da un mare cristallino dal colore turchese acceso. Le isole di Unguja e Pemba ospitano numerosi resort da sogno, con bungalow affacciati sul mare. Le strutture alberghiere dispongono anche di spa e organizzano escursioni tra le isole e sul loro territorio.

Tra le spiagge migliori dell’Isola di Zanzibar segnaliamo: Jambiani, una spiaggia di sabbia bianca corallina, sulla costa sudorientale; sempre sulla costa orientale, Uroa e Bwejuu; e la spiaggia di Kizimkazi, vicino all’estremità sudoccidentale dell’isola. Da non perdere poi l’escursione a Prison Island (Changu Island), l’isola dove venivano detenuti gli schiavi indisciplinati e sulla quale gli inglesi costruirono poi un carcere. Si trova al largo di Stone Town ed è visitabile in un giorno.

Sull’isola di Pemba, poi, trovate il fantastico Manta Resort, con una camera da letto sottomarina. Si tratta di uno degli hotel più lussuosi e bizzarri al mondo.

Cosa mangiare

La cucina di Zanzibar è un tripudio di sapori e colori, grazie alle spezie coltivate nell’arcipelago e agli intrecci culturali che ne hanno caratterizzato la storia nei secoli. I piatti combinano ricette arabe, indiane ed europee, adattate agli ingredienti del luogo. A Zanzibar potete gustare tante specialità a base di pesce e frutti di mare e trovate un’ampia scelta di frutta tropicale. Tra i piatti tipici di pesce ci sono lo squalo al pepe, condito con tante spezie, il pwewa wa nazi (“polpo con cocco” in swahili), preparato con polpi cotti nel latte di cocco insieme a curry, cardamomo, cannella, aglio e succo di lime.

Poi il sorpotel, un bollito misto preparato con diversi tipi di interiora (lingua, cuore, fegato) e carne di maiale, insaporito da un spezie, tra cui il curry, pasta di tamarindo e aceto. L’origine di questo piatto è goanese, ovvero riconducibile alle colonie portoghesi in India. Il dolce tipico è la torta di spezie con cannella, chiodi di garofano, noce moscata e cioccolato.

Guida di Zanzibar: informazioni pratiche

Vi proponiamo alcune informazioni utili sulla visita a Zanzibar. Il periodo dell’anno migliore per un viaggio e come raggiungere l’arcipelago.

La casa di Freddie Mercury a Zanzibar (Adobe Stock)

Quando andare

Zanzibar si trova poco più a sud dell’Equatore. Le temperature medie si aggirano intorno al 25° C. Durante l’anno si alternano due stagioni secche e due piovose. Le stagioni secche vanno da dicembre a febbraio e da giugno ad ottobre, sono quelle più calde con temperature che possono superare i 30 °C. Le stagioni piovose, invece, vanno da marzo a maggio e il mese di novembre. Il periodo ideale per visitare Zanzibar, soprattutto se volete fare vacanze al mare, è sicuramente in estate e in inverno.

Come arrivare

Zanzibar dispone di un aeroporto internazionale nei pressi della capitale, Zanzibar City. Qui arrivano i voli in partenza dalle principali città europee e italiane, anche se poche compagnie hanno voli diretti, spesso è necessario almeno uno scalo. Si può anche arrivare in aereo fino a Dar es Salaam, in Tanzania e da qui proseguire per Zanzibar in traghetto. L’isola di Unguja si trova a circa 40 km dalla terraferma.

Per gli spostamenti sulle isole principali e le escursioni in mare, affidatevi al vostro tour operator o alla struttura dove soggiornate.

Documentazione necessaria

Per entrare in Tanzania e a Zanibar occorre il passaporto con validità residua di 6 mesi e il visto. Il visto va richiesto prima della partenza presso l’Ambasciata di Tanzania a Roma o presso il Consolato di Tanzania a Milano. Il modulo di richiesta può essere scaricato dal sito web http://www.embassyoftanzaniarome.info/. Coloro che, per un qualsiasi motivo non potessero richiedere il visto in Italia, possono ottenerlo anche all’arrivo nel Paese presso i tre aeroporti internazionali tanzani (Dar es Salaam, Kilimanjaro e Zanzibar).

Le regole di viaggio aggiornate per la Tanzania e Zanzibar su Viaggiare Sicuri: https://www.viaggiaresicuri.it/country/TZA

Zanzibar (iStock)
Valeria Bellagamba

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Valeria Bellagamba