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Le Zeppole di san Giuseppe sono dei dolci tipici della festa del papà, ma dietro a queste prelibatezze c’è molto di più: scopriamo la loro storia.
Il periodo delle famose Zeppole di San Giuseppe si sta avvicinando, oltre a conoscere benissimo quanto siano squisite, sappiamo realmente la loro storia? Non solo ha origini antichissime ma vanta delle vere e proprie leggende. Sono dolci che vengono dalla tradizione culinaria napoletana e la loro unicità sicuramente è determinata prima di tutto dal loro contrasto di sapori. Abbiamo un gusto neutro della pasta al bignè fritta (esistono varianti anche al forno), mentre al suo interno possiamo trovare una crema pasticcera dolce e densa, per concludere abbiamo una nota aspra all’apice della Zeppola data dall’amarena oppure da una ciliegia sotto spirito.
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Le Zeppole di San Giuseppe non sono solo golosissime ma rappresentano un vanto per tutta la tradizione culinaria italiana. Scopriamo insieme la storia di questo dolce prodigioso e dov’è stato preparato la prima volta.
Partiamo dalla parola Zeppola: abbiamo in tal senso delle opinioni contrastanti. Di base ci sono due schieramenti: chi è convinto che derivi dal latino serpula, ovvero serpe, questa definizione darebbe una risposta coerente, se ci basiamo sulla tipica forma della zeppola. Chi invece pensa che questo termine venga dalla parola zeppa, dal latino cippus, nello specifico a Napoli si ridà al fermo di legno che viene collocato per correggere i difetti di misura nei mobili, riferimento al lavoro di San Giuseppe.
Come anticipato, la storia delle Zeppole di San Giuseppe è strettamente connessa con Napoli, infatti, basti sapere che la primissima ricetta ufficiale è riportata nel Trattato di Cucina Teorico Pratico del gastronomo Ippolito Cavalcanti il quale nel 1837 la inserì.
Nella prima ricetta era previsto un utilizzo moderato di alcuni ingredienti: farina, acqua, un po’ di liquore d’anice, marsala o vino bianco, sale, zucchero e olio per la frittura.
Tuttavia, nonostante la prima stesura della ricetta, questo dolce esisteva da molto prima, addirittura nel 1400, si dice che le Zeppole rientrassero nei cosiddetti privilegi di Juan II de Ribagorza, il Vicerè di Napoli.
Ma le Zeppole di San Giuseppe non hanno solo una storia ben radicata e profonda nel tempo, possono vantare anche delle vere e proprie leggende. Storie che sono profondamente intrecciate a tutte quelle usanze antiche, tanto che queste di cui vogliamo parlarvi hanno origini che toccano il 500 a.C.
Il primo mito ha una configurazione prettamente cristiana e vede nella nascita di questo famoso dolce, una relazione della fuga in Egitto di Maria, Giuseppe e Gesù. Si narra che Giuseppe per garantire la vita di Maria e Gesù aveva anche un secondo lavoro, quello di friggitore e venditore di frittelle. La città di Napoli prova un forte senso di attaccamento per San Giuseppe e quest sentimento si è riversato nell’amore culinario, creando la tradizione degli zeppolari di strada. Questa tradizione è stata riportata anche dal celebre scrittore Goethe.
Il secondo racconto invece ci porta direttamente nell’antica Roma, in un momento preciso: le celebrazioni delle Liberalia, ovvero delle feste che venivano fatte per onorare quelle divinità che si occupavano di dispensare vino e grano. Per rendere grazie a Bacco e Sileno si beveva vino e ambrosia insieme a delle frittelle di frumento, fatte cuocere nello strutto bollente. Poi l’arrivo dell’Imperatore Teodosio II pone la fine di queste celebrazioni pagane.
La prima caratteristica visibile di questo dolce al giorno d’oggi è la sua forma. Si dice che chi ha portato un contributo nel rendere questa forma così peculiare, siano state delle suore che nel 1700. Invece qualcun’altro ritiene che la ricetta moderna della zeppola venga da Pintauro, ovvero colui che ideò la famosa sfogliatella. Facendo una modernizzazione delle frittelle romane e traendo ispirazione al Cavalcanti, aggiungendo uova, strutto e aromi per poi friggerle una volta nell’olio e la seconda nello strutto.
Quella che oggi conosciamo come la Zeppola di San Giuseppe può essere fritta ma prevede anche soluzioni più light. È un dolce che si è diffuso in tutta la penisola portando delle personalizzazioni in tal senso. Per esempio in Salento possono essere riempite sia con la crema pasticcera, come da tradizione, oppure con la crema al cioccolato. In Sicilia invece c’è una variazione nell’impasto, preparato con la farina di riso e una copertura miele d’arancio oppure zucchero a velo. Mentre la versione calabrese è caratterizzata da una farcitura con ricotta, zucchero, cannella e limone e nell’impasto aggiungono la patata.
Come si evince dietro alle Zeppole di San Giuseppe non c’è solo un contrasto culinario che le rendono amatissime, da nord a sud. Ma c’è anche una storia e addirittura miti antichissimi, oltre che tutte le interpretazioni regionali che rendono ancora più prezioso questa ricetta.