Esistono alcune parole che hanno un significato ben preciso nella loro lingua originale, ma che non possono essere tradotte. Possiamo però capirne il significato, un po’ come con la parola giapponese Kuchisabishii che indica una condizione di cui un po’ tutti soffriamo o abbiamo sofferto.
Saper parlare tante lingue è un privilegio, oltre che un vantaggio. Nonostante l’italiano sia una lingua con un vocabolario molto ricco e pieno di parole straordinario, anche altri idiomi sono ricchi di parole curiose e uniche nel loro genere con un significato speciale e intraducibile. È il caso di Kuchisabishii, una parola giapponese che indica quando mangiamo senza aver realmente fame. Come possiamo tradurlo? Diciamo con “bocca solitaria”, ma la storia dietro a questo termine è molto interessante.
Essere un Kuchisabishii o soffrire di Kuchisabishii è una condizione per cui, anche se non abbiamo fame, ci ritroviamo a mangiucchiare o spiluzzicare in continuazione. Oppure, invece di mangiare sano, ci affidiamo al nostro comfort food un po’ troppo spesso. Potremmo quindi tradurre il termine Kuchisabishii con “voglia di avere qualcosa in bocca” o, molto semplicemente per dirla a modo nostro, si tratta di fame nervosa.
Ad approfondire il significato che questo termine giapponese ha assunto durante il periodo di lockdown, quarantene e pandemia che stiamo vivendo ci ha pensato un lungo articolo dell’Huffington Post. Si sono analizzate tutte le motivazioni per cui, soprattutto durante i momenti di chiusura in casa, ci ritroviamo a vagare davanti al frigorifero alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare per la pura voglia di farlo più che per reale fame.
Potremmo identificarlo come il famigerato “Ambrogio ho voglia di qualcosa di buono” della vecchia pubblicità dei Ferrero Rocher. Un desiderio di sgranocchiare qualcosa più che una reale fame. Il termine Kuchisabishii viene anche “accoppiato” a coloro che cercano di smettere di fumare e che hanno bisogno di impegnare la loro “bocca solitaria” con qualcosa di diverso dalle sigarette.
Altre volte questo particolare termine lo si trova unitamente a dei piccoli aperitivi che anticipano il pasto al ristorante, un Kuchisabishii per far aumentare la voglia di cibo.