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Tra le popolazioni che sono rimaste isolate ci sono i Korowai: gli ultimi indigeni a vivere in case sugli alberi a 8 metri da terra. Ma anche gli ultimi a mangiare carne umana.
Nel mondo ci sono alcune tribù e alcune popolazioni che non conoscono assolutamente il progresso, la tecnologia e la scienza che noi viviamo ed esperiamo tutti i giorni. Sono popolazioni che vivono isolate, nel cuore di foreste equatoriali, in paesaggi tanto stupendi quanto irraggiungibili. Una di queste tribù è quella dei Korowai, collocata nella Nuova Guinea Occidentale, con i suoi 4000 abitanti e uno stile di vita con un’organizzazione unica nel suo genere.
Scopriamo allora qualcosa di più su questo popolo misterioso e su come la loro vita sia straordinaria nella loro estrema semplicità. Il primo contatto con il resto del mondo avvenne nel 1978 e da quel momento la popolazione dei Korowai ha incontrato turisti, registi e studiosi.
Il popolo dei Korowai ha un’organizzazione suddivisa in piccoli clan e gruppi definiti patrilineari, governati da persone che vengono ritenute forti sia fisicamente che mentalmente. Il ruolo di “governatore” di un clan non è ereditario, per ottenerlo bisogna veramente conquistarlo.
Altra figura importante nel clan e nelle famiglie è lo zio materno. È lui ad occuparsi dei figli della sorella, facendo quasi da padre e organizzando persino i matrimoni dei suoi nipoti. Ultimo elemento caratteristico della struttura familiare riguarda il fatto che il marito e la suocera si devono evitare. Non possono nemmeno mangiare allo stesso focolare o utilizzare gli stessi utensili, altrimenti i Korowai sostengono che i figli potrebbero risentirne a livello di salute.
I Korowai sono diventati una popolazione famosa perché sono praticamente gli ultimi indigeni a vivere – e quindi a costruire – case sugli alberi ad altezze che vanno dagli 8 ai 12 metri. E non parliamo di piccoli rifugi, ma di grandi spazi con persino ingressi separati per uomini e donne, oltre che svariate stanze. In queste case si vive per circa 5 anni, successivamente l’abitazione viene abbandonata e bisogna costruirne una nuova.
Per quanto riguarda la loro visione del mondo i Korowai credono che la Terra sia un cerchio, al cui esterno si trova un cerchio uguale che è il regno dei morti e un altro ancora che è il mare senza fine chiamato méan-maél. Il mondo intero secondo la loro credenza è stato originato da un osso del torace di un maiale mentre le stelle e il cielo dalla sua spina dorsale.
Se vi state domandando di cosa si nutrono queste popolazioni sappiate che gli alimenti base sono banane, pesce, patate dolci e il sago, un amido estratto dalle palme. Ma non solo. Gli uomini cacciano il maiale selvatico e alcuni esemplari vengono invece addomesticati dalle donne. In alcuni casi però, si mangia anche la carne umana.
Sia chiaro, non è una abitudine di tutti, anzi. Si tratta di una condizione che appartiene alle streghe Kakhua. Loro si cibano di carne umana e sono generalmente uomini, deviati, ma che vivono in mezzo alla popolazione spesso cercando di ingannare gli altri e far nutrire anche loro di carne umana. Quando questo accade, la persona diventa automaticamente una strega. Le leggende vogliono anche che le Streghe di notte incontrino o aggrediscano uomini soli nutrendosi, metaforicamente in questo caso, del loro cuore. Così, se una persona muore improvvisamente, si pensa quasi sempre che sia stata colpa di una strega.
Inizialmente queste figure venivano punite dai familiari della vittima: venivano uccise, giustiziate e poi la famiglia si nutriva della carne della strega. Questa pratica di cannibalismo contro le streghe non è più praticato dagli anni ’80.