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Green pass: non pubblicatelo sui social! L’allarme del Garante

Green pass: non pubblicatelo sui social! L’allarme del Garante della Privacy. Dati sensibili a rischio.

Green pass: non pubblicatelo sui social! L’allarme del Garante (Immagine: Green pass tedesco con il codice QR (pixellato). Foto di Sean Gallup/Getty Images)

Nell’ultima settimana gli italiani hanno cominciato a scaricare il Green pass o Certificato Verde Covid-19 dalla piattaforma web dedicata (DGC) o dalle App IO e Immuni (si può anche scaricare dal Fascicolo Sanitario Elettronico Regionale o dal medico e dal farmacista).

La procedura è molto semplice. Una volta ricevuto via sms o email il tipo di identificativo (della vaccinazione, del tampone o della guarigione) e il codice associato, basta inserire questi dati insieme a quelli della Tessera Sanitaria o dell’identità digitale (SPID e CIE) e il certificato viene generato, in digitale e in versione stampabile. Sulla App IO il certificato compare in automatico al ricevimento del codice.

Molti italiani entusiasti hanno scaricato subito il Green pass. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ieri ha dichiarato che sono già 5 milioni. Si tratta per lo più di italiani vaccinati. Così contenti di aver ricevuto il Green pass da pubblicarne lo screenshot sui social. Un comportamento molto pericoloso e da evitare assolutamente. Come ha avvertito il Garante della Privacy. Ecco perché.

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Green pass: non pubblicatelo sui social! Avverte il Garante

Non pubblicate l’immagine del vostro Green pass sui social network, con tanto di codice QR in bella evidenza! Chiunque potrebbe vedere i vostri dati: chi siete, quanti anni avete, quando vi siete vaccinati, con quante dosi e con quale tipo di vaccino. Sono tutti dati sensibili, in quanto dati sanitari che andrebbero tenuti riservati.

Il Green pass e il suo codice QR per la scansione vano mostrati solo ai soggetti autorizzati al controllo del documento: addetti alla sicurezza negli aeroporti, persone specificamente incaricate di controllare i Green pass ai grandi eventi o nelle altre occasioni in cui è richiesto. Al momento del controllo, il codice QR viene scansionato con una specifica applicazione, App VerificaC19, che consente solo la lettura del codice senza conoscere i dati del titolare del pass e soprattutto senza memorizzarli.

Insomma, il legislatore europeo, con l’applicazione del regolamento GDPR a tutela dei dati, e il Garante della Privacy italiano, che ha richiamato il governo al rispetto di questo regolamento (contestando alla App IO alcune criticità), hanno fatto di tutto per tutelare la riservatezza dei dati dei titolari del Green pass.

Cautele che ora rischiano di essere mandate all’aria dall’esuberanza degli utenti e dalla smania di condividere tutto sui social.

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L’avvertimento del Garante

L’allarme viene proprio dal Garante della Privacy italiano che in un comunicato ha messo in guardia gli italiani dal pubblicare sui loro profili social le immagini del loro certificato con i loro dati e il codice QR in evidenza.

“Con l’arrivo dei primi green pass nelle nostre mani cominciano a comparire sui social le immagini dei primi QR-code che chi lo ha ricevuto esibisce trionfalmente. È una pessima idea”, scrive il Garante.

“Quel QR-code è una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri: chi siamo, se e quando ci siamo vaccinati, quante dosi abbiamo fatto, il tipo di vaccino, se abbiamo avuto il Covid e quando, se abbiamo fatto un tampone, quando e il suo esito e tanto di più”. Avverte il Garante.

Il codice QR del Green pass – sottolinea il Garante “deve essere esclusivamente esibito alle forze dell’ordine e a chi è autorizzato dalla legge a chiedercelo per l’esercizio delle attività per le quali la legge ne prevede l’esibizione e deve essere letto esclusivamente attraverso l’apposita APP di Governo che garantisce che il verificatore veda solo se abbiamo o non abbiamo il green pass e non anche tutte le altre informazioni e, soprattutto, non conservi nulla“.

Diffondere pubblicamente i propri dati sanitari è pericoloso per sé e per gli altri, sottolinea il Garante. Pericoloso per sé perché chiunque potrebbe utilizzare quei dati per finalità malevole o discriminatorie. Anche pericoloso per gli altri, perché la diffusione del codice QR renderebbe più facili le truffe, con la circolazione di Green pass falsi che di fatto vanificherebbero la funzione stessa del certificato: quella di permettere la libertà di spostamento delle persone in sicurezza.

Per ulteriori informazioni, il comunicato del Garante: www.agendadigitale.eu/sicurezza/privacy/pericoloso-mettere-sui-social-il-qr-code-del-green-pass-lallarme-del-garante-privacy

Green pass italiano: tutte le regole in un nuovo Dpcm (Foto Adobe Stock)
Valeria Bellagamba

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Valeria Bellagamba