Il turismo in Italia riparte dagli alberghi diffusi. Cosa bisogna sapere.
Le restrizioni e lo stop al turismo e ai viaggi, almeno all’interno del territorio nazionale, continuano in questa infinita emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19. Anche quest’anno le festività di Pasqua e primavera sono compromesse. C’è fiducia, tuttavia, nel futuro e nella svolta che si speri arrivi presto dai vaccini.
Per l’estate gli operatori del trasporto e delle strutture ricettive contano di ripartire, grazie all’avanzamento della campagna vaccinale e all’appiattimento della curva dei contagi. Il clima estivo, poi, dovrebbe contenere la diffusione delle infezioni, più o meno come lo scorso anno. Per questo molti operatori del settore stanno investendo.
Mentre gli italiani più ottimisti prenotano le loro vacanze per l’estate, si delineano le nuove tendenze, dai viaggi on the road ai luoghi isolati e del turismo rurale. Queste nuove esigenze vengono ora intercettate dagli operatori turistici, che stanno rimodulando la loro offerta, personalizzandola sulle esigenze dei clienti e proponendo nuovi servizi.
Tra le strutture ricettive che risultano particolarmente appetibili per le prossime vacanze ci sono gli alberghi diffusi. La loro posizione appartata e raccolta, in mezzo alla natura, la lontananza dai luoghi affollati, la bellezza del paesaggio e il valore storico-artistico delle loro strutture fanno degli alberghi diffusi la meta ideale per le vacanze estive del 2021.
Gli alberghi diffusi sono ospitati solitamente all’interno di un borgo, in cui ogni casa è una stanza e nella più grande si trova la reception. Altre location di alberghi diffusi sono i monasteri, i castelli con una corte intorno, ma anche le grandi ville padronali con più dependance.
Queste strutture, infatti, non occupano un unico grande edificio, come gli alberghi tradizionali, ma tanti edifici più piccoli e diversi gli uni dagli altri. Offrono un’atmosfera accogliente e intima, quasi di casa. Qui si trova pace e tranquillità, all’insegna del turismo slow, e non stupisce che saranno le strutture più cercate per la prossima estate.
I titolari degli alberghi diffusi non sono stati con le mani in mano durante questi mesi di pandemia, ma hanno investito nella loro attività con nuovi servizi, ristrutturazioni e ampliamenti. L’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi, che conta 140 associati in Italia, ha segnalato che diverse strutture si stanno riorganizzando in vista delle riaperture, per accogliere i turisti.
Da parte dei viaggiatori c’è un crescente interesse verso il tipo di esperienza offerta dall’albergo diffuso, caratterizzata da valori tipicamente italiani, come tradizione, bellezza artistica e paesaggistica, buona cucina e accoglienza autentica. Che poi sono gli stessi valori dei borghi storici, dove la maggior parte degli alberghi diffusi sorge. La sostenibilità ambientale, poi, è uno degli aspetti fondamentali di queste strutture ricettive, realizzate in edifici già esistenti, come case coloniche, villette, piccole palazzine o ex conventi.
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L’albergo diffuso del borgo è formato solitamente da diverse case situate nel suo centro storico e vicine tra loro. Una delle case ospita la reception, con i servizi di accoglienza e registrazione, i servizi e gli spazi comuni, la ristorazione e altri comfort. Mentre le altre case del borgo sono le stanze o camere per gli ospiti.
Chi soggiorna negli alberghi diffusi ha l’impressione di vivere nel borgo come un abitante qualunque e non di essere un ospite. Negli alberghi diffusi l’accoglienza è intima e informale, ma rimangono i servizi principali degli alberghi, come la pulizia tutti i giorni delle camere, l’assistenza ai clienti e altri servizi personalizzati.
L’albergo diffuso è una tipologia di recente diffusione in Italia ed Europa, nata dall’idea di utilizzo a fini turistici delle case vuote ristrutturate coi fondi del post terremoto del Friuli (1976). Il modello di ospitalità “albergo diffuso” è stato messo a punto da Giancarlo Dall’Ara, docente di marketing turistico ed è stato riconosciuto in modo formale per la prima volta in Sardegna con una normativa specifica che risale al 1998. Si legge sul sito web dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi.
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