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La soluzione per prevenire future pandemie e cercare di ridurre il rischio al minimo si racchiude nel rapporto uomo-natura. Il resocondo del WWF.
Ieri, un anno fa, 9 marzo 2020, l’Italia si chiudeva per un lungo lockdown per cercare di fermare e contenere l’avanzata del Coronavirus. Un nuovo virus, una pandemia che in breve tempo è diventata inarrestabile, mondiale e ha cambiato e sconvolto per sempre le nostre vite. Non solo privando molti di noi delle persone care, ma anche modificando proprio il nostro modo di esistere.
Il WWF, ad un anno dal lockdown ha voluto così puntare l’attenzione sul fatto che negli ultimi 40 anni, il numero di Zoonosi è triplicato e rappresentano praticamente il 60% delle malattie infettive e il 75% delle malattie emergenti.
Un rapporto malato con l’ambiente e la natura crea infatti delle contaminazioni rischiose che possono, come in questo caso, dar vita a delle gravi e pericolose epidemie. Il Covid-19 è stata quella più impattante per noi, ma non è la prima.
Nel 2003 ricordiamo la SARS, nel 2009 l’Aviara H1N1, nel 2012 la MERS. Senza dimenticare come l’Ebola, lo Zika, l’AIDS e la Febbre del Nilo abbiano mietuto moltissime vittime.
Cosa hanno in comune? Si tratta delle Zoonosi, ossia malattie degli animali che fanno il salto di specie verso l’uomo cogliendo, ovviamente, impreparato il nostro sistema immunitario. Il numero delle zoonosi, come abbiamo già anticipato è triplicato negli ultimi anni. Questo perché l’azione dell’uomo sulla natura e sull’ambiente si è fatta via via più insistente. Un ecosistema sano, in cui gli animali “stanno al loro posto”, implica un netto calo delle possibilità di vedere la propria vita distrutta da virus come questi, provenienti dagli animali.
Una volta che l’incubo del Covid-19, si spera, sarà solo un ricordo, le zoonosi resteranno e continueranno a preoccupare oltre che ad essere una minaccia costante proprio perché l’intervento dell’uomo sulla natura e sull’ambiente non si ferma. Anzi, aumenta in modo esponenziale.
Come si legge nel report del WWF “Pandemie, l’effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi. Tutelare la salute umana conservando la biodiversità” e nel rapporto UNEP “Preventing the next pandemic”, il rischio di future pandemie può essere contenuto e ridotto cercando di tagliare e contenere tutte quelle attività umane e quei fattori che comportano una perdita della biodiversità e un inserimento in modo violento in un ecosistema fragile.
Con la campagna ReNature promossa dal WWF sono state proposte alcune azioni per dare un po’ di respiro e permettere alla natura di riprendere i suoi spazi. Si parla soprattutto di proteggere gli ecosistemi, ridurne la distruzione per colpa di agricoltura e allevamenti intensivi, cercare di scegliere prodotti che non impattino troppo sull’ambiente