C’è sconcerto per l’episodio in cui una madre uccide figlio disabile affetto da una grave malattia. Le parole della donna sono terribili.
Una madre uccide figlio disabile in seguito ad un vero e proprio delirio mentale. La donna si chiama Olga Freeman e ha 40 anni. Una volta che le forze dell’ordine hanno scoperto quanto accaduto al povero Dylan, il suo bimbo di 10 anni affetto da sindrome di Cohen. si tratta di una malattia genetica che comporta un evidente ritardo dello sviluppo e deformazioni della testa, oltre che pesanti disturbi alla vista e muscoli indeboliti.
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La infanticida ha parlato di voci che le dicevano che lei era il “secondo Gesù” e che doveva sacrificare il ragazzino. Il piccolo è stato trovato nella sua camera, circondata dai giocattoli, con in bocca una spugna. Il delitto è avvenuto in una zona di Londra, un sobborgo nell’area ovest, chiamato Acton. In base a quanto si apprende la donna ha dovuto accudire al figlio tutta da sola, dopo che, a causa della quarantena, non le era stato possibile far ricorso a cure mediche specialistiche. Il padre del ragazzino ucciso ed ex marito di Olga è Dean Freeman, un famoso fotografo, che per lavoro ha dovuto assentarsi a lungo all’estero. Il di lui papà aveva fotografato i Beatles ai tempi. Lui invece aveva immortalato star come David Beckham, le Spice Girls, Emily Ratajkowski e Bradley Cooper.
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Nella settimana precedente all’omicidio, Olga aveva esternato le sue farneticazioni sull’essere il Messia designato per salvare il mondo. E l’uccisione del figlio l’avrebbe portata a compiere tale proposito, in un qualche modo non specificato. Gli inquirenti hanno rintracciato anche una badante che si prendeva cura del bambino, prima che sua madre decidesse di fare tutto da sola. La badante ha affermato che Olga, di nazionalità russa, aveva dovuto rinunciare al lavoro per badare a Dylan. “Olga sembrava comunque molto stressata da questo compito, l’ho vista una settimana prima del delitto e sembrava stremata”. Si è anche svolta una udienza in tribunale, con la madre che ha ucciso il proprio figlio collegata da una struttura psichiatrica.
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Lei ha ammesso di avere compiuto il fatto. L’avvocato che la difende punta sulla infermità mentale. Un obiettivo che sembra già da ora facilmente perseguibile. A sostegno di questa tesi c’è anche il racconto di una amica dell’imputata, alla quale quest’ultima aveva detto che “dovevano andare a Gerusalemme per salvare il mondo”.
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Inoltre lei ammette in questa conversazione avvenuta telefonicamente di avere ucciso il figlio. E che sentiva il bisogno di doverlo fare. Lo aveva soffocato, ed una volta morto ne ha riposto il corpo tra i suoi giocattoli preferiti. Per dargli dignità e per farlo morire con gentilezza, come riferito alle autorità.