Coronavirus e viaggi all’estero, le regole da seguire

Coronavirus e viaggi all’estero, le regole di sicurezza sanitaria da seguire. Cosa bisogna sapere.

Con la mascherina in aeroporto (Adobe Stock)

Tra giugno e luglio l’Italia e l’Europa hanno riaperto le loro frontiere tra Paesi europei ed extraeuropei, ma con alcune limitazioni, dopo le chiusure imposte dall’emergenza sanitaria per il nuovo coronavirus. In alcuni Stati si può viaggiare liberamente, in altri non è consentito viaggiare se non per comprovati motivi di necessità, da altri ancora è permesso rientrare nel proprio domicilio ma è previsto l’obbligo di quarantena al rientro.

Per alcuni Paesi, poi, l’Italia ha introdotto ulteriori limitazioni ai viaggi a causa della diffusione dei contagi di Covid-19 nel loro territorio.

Qui di seguito riassumiamo le regole fondamentali di viaggio per gli italiani che vanno all’estero e i Paesi dove si può e dove non si può andare.

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Coronavirus e viaggi all’estero: le regole

L’Italia il 3 giugno ha riaperto le frontiere con i Paesi dell’Unione Europea, dell’area Schengen e con altri Paesi europei non UE e non Schengen. Da questi Paesi sono stati ammessi gli arrivi in Italia. Mentre l’Unione Europea ha riaperto i confini tra i Paesi all’interno dell’Unione e dell’area Schengen dal 15 giugno. A ciascun Paese comunque è stata lasciata la libertà di riaprire autonomamente e con proprie regole le frontiere gli altri membri. La Grecia, ad esempio, ha riaperto gradualmente agli arrivi dall’Italia.

Nei Paesi europei, salvo limitazioni previste dai singoli Paesi o dall’Italia stessa, gli italiani possono viaggiare liberamente, senza dover giustificare il viaggio e senza obbligo di quarantena (salvo dove sia diversamente disposto). Di seguito l’elenco dei Paesi dove è possibile viaggiare.

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aereo coronavirus
Aereo ai tempi del coronavirus (Adobe Stock)

Paesi europei

Sono liberamente consentiti gli spostamenti per qualsiasi ragione, anche per turismo, da e per i seguenti Stati:

  • Stati membri dell’Unione Europea (oltre all’Italia, sono Stati membri della UE: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria).
  • Stati parte dell’accordo di Schengen (gli Stati non UE parte dell’accordo di Schengen sono: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera).
  • Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del nord
  • Andorra, Principato di Monaco
  • Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano.

Salvo singole limitazioni gli italiani e i cittadini di questi Paesi europei possono viaggiare liberamente, anche per turismo, tra i Paesi indicati. Dal 1° luglio la Grecia può sottoporre a tampone i turisti che entrano nel suo territorio. Il test viene eseguito a campione e le persone sottoposte a test dovranno stare in autoisolamento per 24 ore, in attesa della risposta, nel proprio alloggio.

Paesi non europei

Dal 1° luglio, l’Unione Europea ha riaperto le proprie frontiere ai Paesi extra UE ed extra Schengen, pur con alcune limitazioni. L’autorizzazione ai viaggi, da e per gli Stati europei, è stata concessa in un primo momento solo per 15 Paesi, una lista da cui sono stati esclusi Stati Uniti, Brasile, Turchia, Russia e India, a causa dell’elevato numero di contagi da Covid-19 nel loro territorio.

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Nella lista originaria erano presenti anche Serbia e Montenegro (Paesi europei non UE e non Schengen), che tuttavia sono stati esclusi il 14 luglio, dai rappresentanti degli Stati UE, a causa del peggiorare dell’epidemia al loro interno. Poi dal 16 luglio l’Italia ha bloccato i collegamenti con la Serbia, il Montenegro e anche con il Kosovo, con un’ordinanza del ministro della Salute, per l’elevato numero di contagi nei loro territori.

L’Italia già dal 9 luglio aveva introdotto autonomamente ulteriori limitazioni ai viaggi in 13 Paesi extraeuropei o europei ma non Ue e non Schengen. In base all’ordinanza firmata dal ministro Roberto Speranza non possono entrare né transitare in Italia tutti coloro che nei 14 giorni precedenti hanno soggiornato o sono transitati nei seguenti Paesi:

  • Armenia,
  • Bahrein,
  • Bangladesh,
  • Brasile,
  • Bosnia Erzegovina,
  • Cile,
  • Kuwait,
  • Macedonia del Nord,
  • Moldova,
  • Oman,
  • Panama,
  • Perù,
  • Repubblica Dominicana.

A questa lista sono stati aggiunti Serbia, Montenegro e Kosovo. I Paesi in cui è vietato viaggiare e da cui sono vietati gli arrivi in Italia salgono così a 16 complessivi. Il divieto è valido fino al 31 luglio. Tuttavia, il divieto non riguarda i cittadini italiani, di uno Stato UE, di un Paese parte dell’accordo di Schengen, del Regno Unito, di Andorra, del Principato di Monaco, della Repubblica di San Marino o dello Stato della Città del Vaticano e i loro stretti familiari (discendenti e ascendenti conviventi, coniuge, parte di unione civile, partner stabile), a condizione che siano residenti anagraficamente in Italia da data anteriore al 9 luglio 2020. Questi cittadini possono dunque rientrare in Italia, ma dovranno mettersi 14 giorni in quarantena al loro arrivo.

Dal 1° luglio 2020 è consentito in ogni caso senza dover specificare alcuna motivazione l’ingresso nel territorio nazionale di:

  • cittadini di Stati terzi residenti nei seguenti Stati e territori: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Repubblica di Corea, Thailandia, Tunisia, Uruguay (si tratta dei Paesi autorizzati dalla UE dal 1° luglio);
  • cittadini di Stati terzi soggiornanti di lungo periodo ai sensi della direttiva 2003/109/CE del Consiglio, del 25 novembre 2003, nonché di cittadini di Stati terzi che derivano il diritto di residenza da altre disposizioni europee o dalla normativa nazionale e dei rispettivi familiari.

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Altri casi in cui non è permesso l’ingresso in Italia:

  • diagnosi di positività per Covid-19 nei 14 giorni precedenti al viaggio;
  • presenza anche di uno solo dei sintomi rilevanti per COVID-19 negli 8 giorni precedenti il viaggio:
    • febbre ≥ 37,5°C e brividi
    • tosse di recente comparsa
    • difficoltà respiratorie
    • perdita improvvisa dell’olfatto, perdita o alterazione del gusto
    • raffreddore o naso che cola
    • mal di gola
    • diarrea (soprattutto nei bambini)
  • contatto stretto (es. meno di 2 metri per più di 15 minuti) con un caso positivo confermato di COVID-19 nei 14 giorni precedenti il viaggio;
  • aver soggiornato, nei 14 giorni anteriori all’ingresso in Italia, in Stati o territori esteri diversi da:
    • Stati membri dell’Unione Europea: oltre all’Italia, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria;
    • Stati non UE parte dell’accordo di Schengen: Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera;
    • Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord;
    • Andorra, Principato di Monaco;
    • Repubblica di San Marino e Stato della Città del Vaticano;
    • Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay (i 13 Paesi autorizzati dalla Ue, tolti Serbia e Montenegro).

Per ulteriori informazioni sui viaggi al tempo del coronavirus:

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Viaggi estate 2020
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