Spostamenti fra regioni dal 3 giugno: tre regioni a rischio chiusura per altre due settimane
Dal 3 giugno torneremo a viaggiare, a poterci muovere liberamente in Italia e in parte anche all’estero, in Europa (la maggior parte dei Paesi ha i confini chiusi: ecco l’elenco di dove potremo andare). Potremo spostarci fra regioni per andare in vacanza, fare una gita, rivedere parenti o amici, andare in seconde case. Non ci sarà più bisogno di un’autocertificazione o di un motivo urgente per uscire dalla nostra regione di residenza. Liberi tutti, dunque? Non proprio. Già nel decreto delle riaperture si faceva menzione di possibili limitazioni e chiusure, ovvero che in alcune regioni i confini sarebbero rimasti chiusi. E a pochi giorni dalla data fatidica si profila quello che succederà: almeno tre regioni resteranno chiuse.
Quello che guida le riaperture dei confini regionali è il monitoraggio che ogni venerdì viene eseguito e valutato dall’Istituto Superiore di Sanità. Fra i numerosi criteri presi in considerazione per le riaperture c’è l’ormai famoso Rt, ovvero la contagiosità del virus in situazioni di contenimento. Quello che l’assessore alla Sanità della Regione Lombardia Giulio Gallera ha provato a spiegare confondendo quello che è il reale significato. Detta in parole semplici è quante persone un individuo positivo al Sars-Cov-2 riesce ad infettare. Se Rt è 0.50 significa che in una stanza con 10 persone ne infetta 5. Questo avviene non perché il virus si sia indebolito o perché le persone siano più forti, ma perché le misure di contenimento (mascherine, distanza sociale, lavaggio delle mani etc) funzionano.
Quando RT è sotto l’1 l’epidemia è sotto controllo. L’Italia ha una media nazionale di 0.6 il che significa che il contenimento sta funzionando, ma ci sono differenze regionali. In alcune regioni Rt si mantiene molto basso, in altre ha un andamento altalenante, in altre ancora ha un trend di crescita. L’Umbria che ha da sempre molti pochi casi ha avuto però fino a qualche giorno fa un Rt più alto di molte altre regioni.
Individuare RT significa indicare il valore di rischio (alto, moderato, basso) e di conseguenza l’opportunità o meno di aprire i confini regionali. L’intenzione è quella di aprire i confini fra regioni che hanno un Rt simile e chiudere quelle con un Rt elevato.
L’ultima parola ci sarà venerdì 29 maggio quando con i dati alla mano dell’ultimo monitoraggio si capirà quali confini regionali aprire e quali no. L’ipotesi ad ora più probabile visto l’andamento delle ultime settimane è che la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna rimangano off limits: non si potrà né entrare, né uscire. La chiusura dovrebbe durare un paio di settimane in Lombardia, e una settimana in Emilia Romagna e Piemonte. Ma saranno i dati a a parlare e a sancire un’eventuale apertura.
Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna sono le regioni dove secondo i 32 criteri di valutazione degli esperti c’è un rischio più elevato che altrove, sebbene sempre sotto il livello di allarme. Le precauzioni sono però indispensabili onde evitare un ritorno dell’epidemia proprio a ridosso della stagione estiva.
Intanto Sicilia e Sardegna vogliono blindarsi. La Sardegna dal 3 giugno manterrà i voli solo da Roma e sta studiando un piano per assicurarsi che i turisti che arrivino siano negativi al coronavirus. Lo stesso vuole fare la Sicilia. Ciò non solo garantirebbe ai residenti e alla sanità dell’isola una sicurezza, ma sarebbe anche importante per il turismo. Anche la Campania vorrebbe porre dei paletti specie con la Lombardia dove i casi di Covid-19 sono la metà di quelli di tutta Italia.