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Alberghi

Fase 2, perché gli alberghi rimangono chiusi

Fase 2, perché gli alberghi rimangono chiusi nonostante il permesso di riaprire.

La ripresa delle attività economiche dopo il lockdown per l’emergenza coronavirus sta avvenendo molto gradualmente e non per tutti allo stesso modo. Alcune attività con maggiori rischi di assembramento, come bar, ristoranti, parrucchieri ecc. non hanno ancora riaperto e lo faranno in un secondo momento. Altri, come ad esempio gli alberghi, pur potendo riaprire non lo hanno fatto. Il motivo? È ancora troppo presto, la gente si muove poco e non ci sono clienti. Del resto ancora i viaggi non hanno ripreso, visto che la mobilità è ridotta. Questa la situazione in Lombardia, la regione più colpita dal Covid-19, e in altre zone d’Italia.

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Fase 2: alberghi ancora chiusi

Lunedì 4 maggio in Italia è cominciata la Fase 2 dell’emergenza coronavirus, con la riapertura di diverse attività economiche e il ritorno di molti italiani al lavoro nelle sedi aziendali. I trasporti hanno ripreso, con corse di treni e autobus aumentate per garantire il distanziamento sociale e la sicurezza dei viaggiatori. Sui mezzi di trasporto e nei locali chiusi si deve indossare la mascherina. Molti negozi ancora non hanno riaperto, così come i bar, i ristoranti, i parrucchieri, gli estetisti e le palestre. Queste riaperture sono state rimandate ad un secondo momento, in attesa di un ulteriore miglioramento dei dati sull’epidemia e della riorganizzazione in sicurezza di queste attività.

Tra le strutture al pubblico a cui è stata concessa la riapertura il 4 maggio ci sono gli alberghi. Molti però sono rimasti chiusi a causa della mancanza di clienti. I viaggi, infatti, sono ancora vietati, così come gli spostamenti tra le regioni. Non ci sono turisti in questo momento e anche i clienti che utilizzano l’albergo per motivi di lavoro sono molto pochi. Pertanto agli hotel non conviene aprire.

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Una situazione che sta interessando numerose zone d’Italia, tra cui la Lombardia, regione drammaticamente colpita dal virus, dove alla scarsità di clienti a causa delle restrizioni ancora in vigore si accompagna anche una maggiore prudenza nel ritorno alle precedenti abitudini. Pertanto, pur potendo riaprire, molti alberghi scelgono di restare chiusi.

Tra Milano e la Brianza il 90% degli alberghi è rimasto chiuso dopo il 4 maggio – ha spiegato a Repubblica Tv il presidente di Federalberghi Milano, Lodi, Monza e Brianza Maurizio Naro – se ne riparla a giugno e, per qualcuno, a settembre“. Il dato è comprensibile: “Con il trasporto aereo bloccato e quello interregionale vietato è chiaro che a noi manca il nostro acquirente principale, il cliente, a cui fornire un servizio“. Tenere aperti per pochi clienti non conviene, dunque gli albergatori hanno scelto di restare chiusi. I dipendenti dell’hotel gestito da Naro, ad esempio, sono in cassa integrazione, anticipata dall’azienda. Alcuni albergatori hanno scelto di riaprire solo a settembre.

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Una situazione che si ripete anche sulla Riviera Romagnola, una delle zone d’Italia a maggiore densità alberghiera.

Se un turista mi chiama e dice, ‘vorrei venire il 2 giugno’, cosa gli rispondo?“. Questa è la domanda che ha posto un albergatore di Cattolica, Massimo Cavalieri, presidente della locale Associazione Italiana Albergatori. Con un sondaggio condotto tra i propri 170 associati, l’ente ha scoperto solo il 20% dei 144 albergatori che hanno risposto riaprirà la prossima estate, in queste condizioni di incertezza. Dunque otto alberghi su dieci resteranno chiusi la prossima estate. Sulla Riviera Romagnola.

Cavalieri ha spiegato all’Ansa, manifestando delusione nei confronti del governo: “Ad oggi non abbiamo ancora i protocolli di sicurezza. Quindi è impensabile pianificare un’apertura o capire se sia economicamente sostenibile aprire“.

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Il problema è anche sapere quando verranno riaperti i confini tra le regioni. Perché se sul turismo stranieri sarà difficile poter fare affidamento la prossima estate, gli albergatori vogliono giustamente sapere quando potranno accettare prenotazioni da clienti provenienti da altre regioni. Fondamentale per la Rivier Romagnola. “Se telefona un potenziale cliente dalla Lombardia o dal Veneto (i principali bacini d’utenza della Romagna) gli albergatori vogliono sapere cosa potergli rispondere“.

Anche se i protocolli di sicurezza dovessero garantire la riapertura degli hotel per la prossima estate, rimane comunque il dubbio se le riaperture saranno convenienti. “Le frontiere per gli stranieri sono chiuse. Il turismo interno non basta a coprire il fabbisogno di tutta la nazione. Non riuscirà a soddisfare né le città d’arte, né le città di mare“. Un problema enorme.

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Valeria Bellagamba

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