La storia e la ricetta dei ravioli cinesi per viaggiare in Oriente, ma dal tavolo della vostra cucina.
Gli italiani amano cucinare e in questo periodo storico di quarantena dovuto al Coronavirus lo stanno facendo più che mai. Ci si sbizzarrisce in pizze, focacce, pasta fresca… un po’ di tutto insomma. Ma chi ama viaggiare, anche a tavola, potrebbe sentire la mancanza di andare a cena fuori e magari in ristoranti del mondo. Un cibo che ci manca sicuramente? Il cinese o il giapponese. Quindi cerchiamo di fare insieme i famigerati ravioli alla piastra.
Stare a casa durante l’emergenza Coronavirus diventa fondamentale per arginare il contagio e l’epidemia. Ma se non potete fare a meno di mangiare qualcosa che vi faccia viaggiare, almeno con la mente, ecco pronti a fare un tuffo nell’oriente con i ravioli cinesi. Chiamati anche gyoza sono dei fagottini, o meglio ravioli, popolari in Cina, Giappone e Corea. Possono essere ripieni di carne e verdura o solo verdura, ma anche con gamberi. Generalmente sono cotti al vapore, oppure alla griglia o sulla piastra. Per il ripieno generalmente si usa carne trita di maiale, agnello, bovino o pesce e vengono mescolati con verdure come cavolo, cipollotti, scalogno… Vengono serviti caldi con salsa di soia.
È un piatto tipico soprattutto da mangiare durante le festività come il Capodanno Cinese in quanto la loro forma originaria sembra quella di una moneta cinese e quindi è un augurio di buona fortuna. Bisognerebbe mangiarli poco prima della fine dell’anno e nei primi minuti dell’anno nuovo. A cavallo insomma dei due anni perché così porteranno fortuna e si saluterà al meglio l’anno appena terminato. Le famiglie infatti si radunano e le preparano insieme, generalmente sacrificando il bestiame migliore. I jiaozi invece hanno una forma più a cono e, leggenda vuole, vennero inventati da Zhang Zhongjing uno dei maestri della medicina cinese più importanti della storia. Scoprì infatti che facendo una zuppa con diverse erbe e due ravioli, i suoi pazienti in attesa all’esterno, prima di entrare a farsi visitare si scaldavano, orecchie comprese ed ecco il nomignolo anche di “scalda orecchie” .
Si mangiavano ravioli già nel 206 a.C., ma come abbiamo già accennato ci sono diverse versioni sulla nascita. C’è anche chi racconta che all’interno dei ravioli cucinati per Capodanno bisognerebbe nascondere una moneta e chi la trova avrà fortuna per tutto l’anno.