Sebbene sia stata contestata più volte, la riforma pensionistica voluta dalla Lega (Quota 100) è stata gradita da moltissimi italiani. Allo stato attuale delle cose, però, il governo Conte bis non è intenzionato a rinnovarla senza che vi sia un’armonizzazione delle spese. Dunque tutti quei lavoratori che non rientreranno nei requisiti previsti dalla riforma entro la fine del 2021, saranno costretti a lavorare altri 5 o 6 anni. Il lato positivo per questi sarà che gli anni di contributi in più versati, permetteranno loro di avere un assegno mensile più sostanzioso.
Nella Legge di Bilancio 2020, sono state rinnovare le due opzioni pensionistiche già introdotte dal PD, ovvero l’ape sociale e l’opzione donna. Inoltre è stata aggiunta una riforma che prevede un fondo pubblico per una pensione complementare per i giovani. Quota 100 non verrà eliminata, rimarrà in essere fino alla fine del periodo di sperimentazione, ovvero il 2021. Nessuna speranza, quindi, che nella prossima legge di Bilancio (quella 2021) venga rinnovata? Il vice ministro allo Sviluppo Economico non l’ha escluso a prescindere, ma bisognerà trovare un modo per ammortizzare le spese.
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Come riporta il ‘Corriere della Sera‘, il vice ministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni ha ribadito all’Assolombarda che il governo intende mantenere Quota 100: “è una misura che ha funzionato e quindi crediamo sia necessario tenerla”. Ciò nonostante la spesa collegata ad essa è molto alta ed aumenterà già nel biennio 2021-2022, quando toccherà i 300 miliardi. Sulla possibilità che il denaro risparmiato dalla riforma pensionistica venga reinvestito in finanziamenti per le imprese, questo ha risposto che è leggittima la richiesta ma che: “Il Governo deve però fare sintesi tra le esigenze di tutti e trovare le soluzioni: la priorità è fare le cose come Sistema Italia e remare tutti dalla stessa parte”.
Silvia Petetti