Visto Usa, per ottenerlo si dovranno indicare sulla domanda i propri profili social.
Regole sempre più stringenti per chi vuole entrare negli Stati Uniti per una permanenza che non sia quella semplicemente turistica. Ora, il Dipartimento di Stato e il Dipartimento di Sicurezza interna americani pretendono che nella domanda per il visto i richiedenti indichino obbligatoriamente anche tutti i profili social posseduti, da Facebook a Twitter e tanti altri, perfino Google+ che non esiste più.
Sono esclusi coloro che fanno richiesta dell’Esta, l’autorizzazione elettronica al viaggio negli Usa per motivi turistici o di transito. Ma non è detto che in futuro i profili social vengano richiesti anche nella procedura di registrazione Esta, dove già adesso si possono indicare in via facoltativa (con una misura che era stata introdotta sotto l’amministrazione di Barack Obama e che aveva suscitato numerose polemiche).
Gli Stati Uniti vogliono conoscere bene chi entrerà nel loro territorio per studio, lavoro o per un viaggio più lungo dei 90 giorni della normale visita turistica, non necessariamente come immigrato.
Ora con un nuova norma appena entrata in vigore, chi vuole fare domanda per un visto immigrante o non immigrante, per l’ingresso e la permanenza negli Usa, deve indicare obbligatoriamente i propri username (nomi utenti) dei social ai quali è iscritto e che ha gestito negli ultimi cinque anni. I social richiesti sono: Facebook, Twitter, Flickr, Google+ (che è è stato chiuso), LinkedIn, Instagram, YouTube, Reddit, Pinterest e perfino MySpace (altro social praticamente morto) e altre piattaforme, come russa Vkontakte e le cinesi Douban, QQ, Sina Weibo e Youku.
Insieme a queste informazioni si aggiungono i numeri di telefono ed eventuali indirizzi email precedentemente utilizzati, anche e questi elementi non sembrano ancora richiesti obbligatoriamente. Mentre le piattaforme in elenco, quelle di cui va indicata l’iscrizione, sono circa una ventina.
L’indicazione obbligatoria degli account aperti e gestiti negli ultimi cinque anni viene dall’ordine esecutivo “Protecting the Nation from Foreign Terrorist Entry into the United States”, approvato nel marzo 2017 direttamente da Donald Trump, con cui il presidente che aveva chiesto ai vertici della sicurezza Usa di uniformare e stringere le maglie per le procedure di controllo alle frontiere – per gli stranieri come per gli americani naturalizzati – e per la concessione di visti di lungo periodo.
La richiesta di elencare i social media personali era stata introdotta nell’ultimo biennio solo per i soggetti che erano transitati in territori ad alto rischio terroristico. Ora, invece, è obbligatoria per tutti, come era già stato indicato in un documento dello scorso marzo. Mentre il provvedimento è entrato in vigore il 31 maggio.
Per segnalare i social ai quali si è iscritti, si seleziona una piattaforma (Facebook, Instagram ecc…) e poi il proprio nome utente. La sicurezza americana potrà così controllare la nostra vista sui social: i post pubblicati, le foto, i video, i viaggi fatti, gli eventi a cui si è partecipato e perfino le posizioni politiche dell’utente.
Una intrusione pesante e che potrebbe comportare il rifiuto del visto sulla base di elementi personali e non attinenti alla sicurezza nazionale. Il rischio è che i viaggiatori siano penalizzati e non ricevano un trattamento equo.
Le autorizzazioni Esta per entrare negli Stati Uniti, destinate ai cittadini dei Paesi aderenti al Visa Waiver Program, fra cui l’Italia, restano al momento escluse dall’obbligo di indicare i social a cui si è iscritti. L’Esta vale per viaggi di turismo e affari per un massimo di 90 giorni per soggiorno e di 180 nell’anno solare, oltre al transito. L’indicazione sul modulo online dell’Esta dei propri social è in questo caso facoltativa
Nello specifico, la segnalazione dei social dovrà essere inserita da chi compilerà i moduli DS-160 per non immigranti, la sua versione cartacea (DS-156) e il modulo online per gli immigranti (DS-260). Dall’obbligo sono esclusi i visti diplomatici e alcuni tipi di autorizzazioni ufficiali.
Il nuovo provvedimento ha suscitato le proteste di numerose organizzazioni per i diritti civili, a partire dalla American Civil Liberties Union che già aveva spiegato come il provvedimento fosse “pericoloso ed estremamente problematico” perché non esiste alcuna certezza dell’efficacia di questo monitoraggio né alcuna indicazione chiara su chi, come e cosa stabilirà il peso della valutazione dei social per la concessione di un visto.