Voli low cost a lungo raggio: business a rischio? Tutti i dubbi su un modello che sembrava di successo.
Norwegian Air che era partita alla grande con le tratte low cost a lungo raggio, soprattutto tra Europa e Stati Uniti, sta cominciando ad accusare il colpo di un modello di business poco sostenibile. Troppi costi a fronte di ricavi insufficienti? La fine di un’era? Forse è troppo presto per parlare, ma se progettate di partire per l’America con un volo low cost è meglio farlo subito.
Voli low cost a lungo raggio: modello non sostenibile?
Nel 2017 avevamo annunciato con entusiasmo l’apertura delle rotte low cost per i voli dall’Europa verso gli Stati Uniti, con voli anche in partenza da Roma per New York, il primo decollato a inizio novembre 2017. Le rotte poi si sono ampliate, fino alla California, con Los Angeles e San Francisco, poi è stata aggiunta di Boston. Sembrava un mercato fiorente e in continua espansione, grazie ad una concorrenza agguerrita anche da parte di altre compagnie aree che hanno seguito questo modello.
Il trucco per tenere bassi i prezzi dei biglietti è stato quello di togliere alcuni servizi normalmente inclusi nelle tariffe dei voli intercontinentali, come i pasti a bordo, il baglio in stiva, le classi business e, soprattutto, utilizzare aeroporti periferici. Come da sempre fa Ryanair per volare in Europa. Ad esempio, per raggiungere New York, Norwegian utilizza l’aeroporto di Newark, in New Jersey, a circa un’ora da Manhattan. Questo è il caso più fortunato, ma in molti altri gli aeroporti minori utilizzati per i voli intercontinentali low cost sono molto lontani dalle città che dovrebbero servire e chi viaggia per lavoro e non può perdere troppo tempo sceglie di pagare di più e continuare a servirsi delle compagnie tradizionali, che atterrano negli aeroporti principali.
Abbattendo questi costi, le compagnie aeree contavano di fare affari, grazie a maggior numero di biglietti venduti per i voli tra Europa e America. La realtà dei fatti, però, si è rivelata essere molto diversa. Con il tempo il costo dei piloti e soprattutto quello del carburante, che nell’ultimo anno è aumentato considerevolmente, hanno messo in crisi questo modello di business, che potrebbe non essere più sostenibile per il futuro. Inoltre i voli a lungo raggio hanno bisogno di aerei più grandi, di quelli usati per le rotte continentali, e di conseguenza più costosi.
Nel 2018 sono fallite molte compagnie aeree, come la Primeria Air, di cui vi abbiamo riferito, compagnia in origine danese che nel 2017 aveva lanciato un programma ambizioso di voli intercontinentali low cost, in partenza dagli aeroporti di Stansted e Birmingham diretti verso New York, Boston, Washington e Toronto, insieme ad altre destinazioni europee. Ai primi di ottobre del 2018, però, i costi erano diventati insostenibili e la Primera Air era stata costretta a dichiarare il proprio fallimento, lasciando a terra migliaia di passeggeri, di cui molti americani bloccati all’aeroporto di Londra Stansted, mentre cercavano di tornare a casa, e numerosi britannici bloccati negli Stati Uniti. Una brutta vicenda, segno inequivocabile della fragilità del modello di business low cost.
Come rivela il settimanale Economist, anche per Norwegian le cose non andrebbero molto bene. Prima di avviare il modello low cost dei voli a lungo raggio, la compagnia effettuava solo voli europei verso la Scandinavia. I ricavi erano di 970 milioni di corone norvegesi (circa 98 milioni di euro), mentre di recente Norwegian ha annunciato di aver subito nel 2018 perdite per 3,85 miliardi di corone norvegesi (392 milioni di euro), a causa dei voli low cost a lungo raggio. Come se non bastasse Norwegian Air Shuttle è anche la compagnia aerea contro cui viene fatto il maggior numero di reclami per il ritardo o la cancellazione dei voli e per il mancato rimborso ai passeggeri). Nel secondo trimestre del 2018 i reclami sono stati 526 per milione di passeggeri.
A inizio 2019, la compagnia aerea è stata costretta ed effettuare dei tagli, per contenere i costi e limitare le perdite. Alcune settimane fa Norwegian aveva annunciato dei tagli sui voli in partenza da Roma Fiumicino. Per l’estate 2019 potrebbero essere cancellate le tratte per Göteborg, Reykjavik, Tenerife Sud e Tel Aviv, mentre potrebbe essere ridotta la frequenza del collegamento Roma-Helsinki.
Il caso è stato sollevato dal Post, che ha ripreso un articolo dell’Economist.
Il modello di business di Norwegian sui voli low cost intercontinentali è dunque in crisi, nonostante sia in previsione l’apertura di alcune rotte low cost verso il Sud America. La compagnia aerea presto potrebbe essere acquistata dal consorzio IAG, a cui partecipano British Airways e Iberia, oppure da Lufthansa. Insomma se volete partire low cos verso gli Stati Uniti, acquistate subito il vostro biglietto prima che sia troppo tardi e le tariffe riprendano a salire.
A cura di Valeria Bellagamba