I Wet’suwet’en difendono le loro terra dalla costruzione di un nuovo oleodotto. La lotta per preservare la Terra.
Greenpeace ha da poco reso nota una notizia piuttosto interessante che riguarda il nostro pianeta Terra. Mentre siamo impegnati a cercare di salvare il mare dalle microplastiche, cercando di inculcare nella mente dei più l’importanza della raccolta differenziata per preservare il nostro pianeta e cercare di lasciare un mondo il più pulito possibile, attualmente c’è un altro problema. Tutti abbiamo notato l’incremento di fenomeni meteorologici esterni come le tempeste, o le alluvioni che colpiscono sempre di più al nostro paese. Perché accade?
Secondo quanto riporta Greenpeace, la costruzione di oleodotti e gasdotti per realizzare questi combustibili fossili, hanno un impatto sull’ambiente devastante che va ovviamente anche a cambiare poi il clima. Ma oltre a questo, la costruzione di queste infrastrutture porta anche alla devastazione incontrollata e crudele nei confronti di alcuni popoli indigeni.
A fare un esempio di tutto questo è la Columbia Britannica, nella provincia più occidentale del Canada, dove vivono tantissime popolazioni indigene come quella dei Wet’suwet’en. Qui ci sono delle terre meravigliose importantissime per la popolazione di questa zona. Il sistema di governo di questa nazione vede 5 clan divisi cui capi ereditari hanno il compito di preservare il territorio di questo popolo. Così una delle sfide più importanti che la nazione dei Wet’suwet’en ha dovuto affrontare è stata quella di difendersi dalla dall’arrivo di gasdotti e oleodotti.
Il progetto è molto pericoloso per i Wet’suwet’en perché si andrebbe a costruire un gasdotto di circa 700 km proprio sulle terre di questa popolazione. Il gasdotto vorrebbe implementare un impianto già abbastanza potente di esportazione di gas naturale liquefatto. Ovviamente tutti i clan si stanno opponendo a questo progetto e stanno resistendo, impedendo ripetutamente l’accesso alle loro terre ai consulenti di questo progetto di esportazione di gas naturale di entrare.
La corte suprema della Columbia Britannica però si è schierata contro di loro perché hanno emesso un’ingiunzione che vietava di bloccare l’accesso ai territori interessati dal progetto e quindi il clan dei Wet’suwet’en ha deciso di resistere. Non hanno smantellato il checkpoint di controllo e il clan confinante ne ha addirittura realizzato un altro. Purtroppo la risposta a questa protesta è stata la forza visto che 14 persone sono state arrestate e i media non possono entrare in quest’area per raccontare ciò che sta succedendo. Per evitare quindi una escalation di violenza i capi della nazionale hanno concesso l’accesso temporanei territori ma continuano a lottare.
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