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Via la Domenica al Museo, arrivano le giornate gratuite: 20 all’anno

Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (iStock)

Via la Domenica al Museo, arrivano le giornate gratuite: 20 all’anno. Il nuovo progetto del Ministro della dei Beni e delle Attività Culturali Bonisoli.

Lo aveva annunciato la scorsa estate e lo farà: il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli abolirà le Domeniche al Museo, ovvero l’iniziativa dell’ingresso gratuito nei musei, monumenti e siti archeologici statali per tutti i visitatori nella prima domenica del mese. Non verranno però abolite le giornate ad ingresso gratuito nei musei, semplicemente verrà introdotta una nuova iniziativa, con giornate dedicate nel corso dell’anno. Il ministro ha annunciato 20 giornate ad ingresso gratuito nel corso dell’anno. Ecco tutte le novità, tra le altre nostre notizie.

Via la Domenica al Museo, arrivano le giornate gratuite

Niente più domenica gratis al museo a inizio mese, ma 20 giornate dedicate nel corso dell’anno. Dunque più ingressi gratuiti, visto che le domeniche gratis al museo sono state finora 12, una a inizio di ciascun mese.

“Si passerà a 20 giornate gratuite e saranno distribuite in modo diverso rispetto al passato, perché voglio introdurre dei criteri di gestione nei musei e non di propaganda politica”, ha spiegato il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Alberto Bonisoli. “Criteri di gestione – ha precisato il ministro – significa che alcune giornate verranno decise a livello nazionale, ad esempio la settimana che si chiude il 10 marzo in tutti i musei statali l’entrata sarà gratuita, dal martedì alla domenica”, ha aggiunto.

Inoltre, verrà introdotto un biglietto d’ingresso ridotto per i giovani dai 18 ai 25 anni, che per visitare musei, monumenti e siti archeologici statali dovranno pagare solo 2 euro.

Il ministro ha spiegato ancora che alcune giornate del mese “rimarranno gratuite da ottobre a marzo, le altre giornate saranno a disposizione dei singoli direttori. Quindi se Brera vuole mantenere la prima domenica del mese gratuita d’estate io sono contento, e avrà due giornate in più da mettere dove vuole. Se invece un museo ha troppi visitatori che arrivano durante la domenica gratuita, come il Colosseo, potrà mettere un’entrata gratuita magari in una fascia pomeridiana per gestire meglio i flussi”.

L’annuncio della rimodulazione degli ingressi gratuiti nei musei statali è stato dato da Bonisoli durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico delle Scuole Civiche Milanesi.

L’obiettivo è quello di garantire alcune giornate di accesso gratuito, ma senza far perdere introiti a quei siti e musei molto popolari, come ad esempio il Colosseo in estate, visitato da migliaia di turisti, soprattutto stranieri.

L’iniziativa della Domenica al museo era stata inaugurata nel 2014 dall’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini e in questi anni ha visto crescere l’affluenza ai musei, soprattutto per le famiglie che grazie all’ingresso gratuito possono permettersi di andare al museo.

Il ministro ha sottolineato anche l’importanza dello Stato nella promozione della cultura: “Lo Stato ha un suo ruolo nel promuovere settori come quelli culturali, che sono tra i più dinamici che abbiamo. Ma cosa possiamo fare? Spendere. È la prima cosa che ho capito, ma non è banale”. “La nostra capacità di spesa non è quella che ci meriteremmo” ha aggiunto. “In Italia gran parte della spesa culturale viene fatta dagli enti locali, come per i festival in Piazza o i teatri, ma a volte manca il coordinamento. Ordinare non è la prima scelta di uno che vuole fare carriera politica ma è importante”.

Infine, Bonisoli ha sottolineato il grave problema del precariato nel settore culturale: “Il mondo della creatività ha delle dosi di precariato eccessive (sia in teatro e cinema, sia nell’editoria) e io questo lo vivo come un problema. Precariato vuol dire consegnare persone giovani che hanno studiato ad un’ansia e ad un’ incertezza esistenziale che non mi sembra degna, ma anche su questo metteremo mano” ha assicurato.

La notizia su The Post Internazionale.

A cura di Valeria Bellagamba

Valeria Bellagamba

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Valeria Bellagamba