Scioperi più difficili per bus e metro: secondo il nuovo regolamento sarà obbligatoria una pausa di 20 giorni tra uno sciopero e l’altro.
Gli scioperi saranno più difficili per i mezzi pubblici, con minori disagi per gli utenti, a seguito dell’adozione del nuovo regolamento per il trasporto pubblico.
Le nuove regole obbligano ad una pausa di almeno 20 giorni tra uno sciopero e l’altro. L’obiettivo è quello di mettere un freno agli scioperi a raffica di autobus e metropolitane. Quelli che paralizzano il traffico delle città e lasciano spesso gli utenti nel caos e nell’incertezza. Secondo il nuovo regolamento, infatti, gli utenti dovranno essere informati sui rischi che corrono realmente di non riuscire a prendere i mezzi pubblici in caso di sciopero.
La Commissione di garanzia sullo sciopero ha introdotto nuove norme nell’accordo raggiunto, dopo 16 anni, da associazioni datoriali e sindacati del trasporto pubblico. Tre la principali novità c’è proprio la norma che introduce la pausa obbligata di almeno 20 giorni tra uno sciopero e l’altro del trasporto pubblico, raddoppiando l’intervallo pregresso.
L’intervallo tra uno sciopero e l’altro è stato portato da 10 a 20 giorni per garantire “i diritti degli utenti”, ha spiegato il Garante Giuseppe Santoro Passerelli, e “riequilibrare l’eccessiva compromissione del godimento dei diritto dei cittadini alla libertà di circolazione”.
La seconda novità riguarda le informazioni agli utenti che dovranno essere fornite dalle sigle sindacali coinvolte in uno sciopero. In particolare, i sindacati che hanno indetto uno sciopero dovranno comunicare i dati sulle adesioni alle loro ultime agitazioni, per far capire agli utenti quali rischi reali corrano di non riuscire a prendere il bus o la metro.
Il Garante ha aggiunto che “l’obiettivo è porre un limite al fenomeno degli scioperi a rotazione“. Il nuovo regolamento è ancora in corso di emanazione ed è ‘provvisorio’, ma resterà in vigore fino a successivo ed eventuale accordo tra le parti.
Il nuovo regolamento è stato adottato proprio su iniziativa della Commissione che con una delibera dello scorso marzo aveva invitato le parti a sedersi attorno a un tavolo per concordare una nuova disciplina data la “sempre maggiore frammentazione sindacale che ha comportato un incremento significativo delle azioni di sciopero”.
I sindacati, tuttavia, hanno protestato sia per le modalità con cui è stata presa la decisione che per il suo contenuto. Antonio Piras (Fit-Cisl) ha detto all’Ansa che la nuova norma: “Non agisce sulle cause dei problemi ma sugli effetti”, quindi “non dimezzerà gli scioperi ma inasprirà il conflitto. Molto probabilmente il sentimento di disagio che scaturirà fra i lavoratori del settore farà nascere ancora nuovi sindacati”. Critiche sono arrivate anche da Cgil e Filt, secondo cui è stata scelta la strada della “censura e dell’imposizione” e che non si può pensare che “un semplice calcolo ragionieristico possa mettere freno ad un complicato argomento di discipline giuridiche e costituzionali”.
A cura di Valeria Bellagamba