La Stazione Spaziale cinese potrebbe schiantarsi sull’Italia a Pasqua. Le ultime notizie sul rientro sulla Terra di Tiangong-1.
C’eravamo già occupati di Tiangong-1, la Stazione Spaziale Cinese in orbita intorno alla Terra, il cui rientro incontrollato sul nostro Pianeta era stato annunciato per i primi mesi dell’anno. Lo avevamo fatto per tranquillizzare i nostri lettori, perché nonostante gli annunci roboanti e allarmistici sulla possibilità che la Stazione spaziale cinese si schiantasse sulla Terra, con conseguenze inimmaginabili, avevamo rassicurato che questo evento era molto poco probabile, se non quasi impossibile. Infatti, nonostante la Stazione Spaziale sia ormai da tempo fuori controllo, a causa di un guasto tecnico, e non è possibile un suo rientro guidato, quando entrerà in contatto con l’atmosfera dovrebbe disintegrarsi e anche se alcuni suoi detriti dovessero restare integri, la possibilità che colpiscano cose o persone sulla terraferma è molto rara, perché la maggior parte della superficie del nostro Pianeta è formata da mari e oceani ed è quindi più probabile che alcuni pezzi della Stazione spaziale finiscano in acqua.
Ora però le cose non stanno più esattamente così. Anche se le probabilità rimangono scarse, la Protezione civile italiana ha emesso un avviso su una possibile caduta di pezzi di Tiangong-1 sull’Italia, in una zona che comprende le regioni a sud dell’Emilia Romagna. Il periodo dell’impatto è previsto tra il 30 marzo e il 3 aprile, proprio nella settimana delle vacanze di Pasqua.
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La Stazione Spaziale cinese rischia di schiantarsi sull’Italia
Tiangong-1 (“Palazzo Celeste” in mandarino) è il nome della Stazione spaziale cinese, lanciata in orbita intorno alla Terra nel 2011dai cinesi, per dimostrare le abilità della Cina di condurre operazioni in stazioni spaziali abitabili ed eseguire operazioni di attracco e scambio di astronauti, avvenute con le capsule Shenzhou. La Stazione Spaziale cinese è protagonista anche del film Gravity, usata dall’astronauta interpretata da Sandra Bullock per un ritorno sulla Terra che sfida tutte le leggi della fisica.
Da mesi, le autorità spaziali stanno avvertendo dell’imminente rientro sulla Terra di Tiangong-1. Un rientro incontrollato perché la Stazione spaziale non risponde più ai comandi a causa di un guasto avvenuto il 21 aprile 2016. Da allora, i cinesi hanno perso ogni contatto con la loro stazione e non sono più in grado di farle eseguire alcun comando. Tiangong-1 non è più in uso dal 2013, dato che si trattava solo di un prototipo. Dal 2016 è attiva un’altra stazione spaziale cinese, la Tiangong-2.
Nel frattempo, Tiangong-1 ha continuato ad orbitare intorno alla Terra, perdendo progressivamente quota e avvicinandosi alla nostra atmosfera, dalla quale sarà presto attratta e si spera distrutta. Sì, perché c’è il rischio che qualche pezzo, non si sa quanto grosso, possa rimanere integro e schiantarsi sulla Terra. Se questa probabilità fino a qualche tempo fa era data come remota, ora non lo è più di tanto, perché, stando almeno a quanto segnalato dalla Protezione civile, c’è la possibilità che qualche frammento della Stazione spaziale cinese cada sull’Italia, sulle regioni a sud dell’Emilia Romagna.
Infatti, stando ai calcoli dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, la Tiangong-1 potrebbe cadere su un qualsiasi punto della Terra compreso tra le latitudini di +43° e -43°, uno spazio molto grande, ma nel quale rientra il Centro-sud d’Italia.
Prevedere il luogo esatto dell’impatto della Stazione spaziale è impossibile, perché il rientro nell’atmosfera è un fenomeno molto complesso, tanto più di un oggetto fuori controllo. Quindi sapremo dove Tiangong-1 cadrà solo nel momento stesso dell’evento. Il che non è proprio rassicurante.
Per avere un’idea della portata di quello che potrebbe accadere, bastai sapere che Tiangong-1 pesa 8 tonnellate ed è lunga 10 metri. Comunque è 60 volte più piccola della Stazione spaziale internazionale ISS. Entrando in contatto con l’atmosfera dovrebbe disintegrarsi, ma gli esperti temono che alcuni detriti raggiungano il suolo con il rischio di un impatto rovinoso. E questo è il rischio per il nostro Paese, per cui la Protezione civile ha emesso un avviso.
Secondo le ultime stime dell’Esa, l’intervallo di tempo in cui la Stazione spaziale cinese dovrebbe rientrare sulla Terra è compreso tra venerdì 30 marzo e martedì 3 aprile. Proprio nei giorni di Pasqua.
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La Stazione Spaziale: le precauzioni dalla Protezione Civile
Nel frattempo, la Protezione Civile Italiana ha diffuso una circolare a tutti i Ministeri e le Regioni per avvisare del possibile rischio di impatto della Stazione spaziale cinese con il territorio italiano e sulle misure e precauzioni da prendere.
Al momento, come dicevamo sopra, non è possibile individuare il punto di eventuale impatto dei detriti di Tiangong-1. Potrebbe essere qualunque zona della Terra compresa tra le latitudini +43° e -43°, quindi l’Italia centro-meridionale (le Regioni a sud dell’Emilia Romagna), ma anche l’Africa o il sud America. Nel frattempo, però, meglio essere prudenti.
In vista della caduta sulla Terra di Tiangong-1, la Protezione civile ha istituito il tavolo tecnico di lavoro, previsto in circostanze del genere, al quale partecipano, insieme all’Asi (Agenzia Spaziale Italiana), il Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, i Ministeri di Interno, Difesa e Esteri, Enac, Enav, Ispra, la commissione speciale di Protezione civile.
Per prepararsi ad ogni evenienza, la Protezione Civile ha pubblicato sul sito web un vademecum sui comportamenti da tenere in caso di caduta sulla Terra di un oggetto proveniente dallo spazio.
Per prima cosa, la Protezione Civile ricorda che “eventi di questo tipo e casi reali di impatto sulla Terra, e in particolare sulla terraferma, sono assai rari. Pertanto non esistono comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale da adottare a fronte di questa tipologia di eventi”.
Tuttavia – spiega sempre la Protezione Civile -, sulla base delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica, è possibile fornire, pur nell’incertezza connessa alla molteplicità delle variabili, alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di autoprotezione qualora si trovi nei territori potenzialmente esposti all’impatto:
• è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti. Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate;
• i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici;
• all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti;
• è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto;
• alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti.
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