Braccia incrociate per i piloti tedeschi, ma questa volta il motivo che ha spinto il personale aereo a non partire non è legato a stipendi o scioperi per orari di lavoro troppo duri. Questa volta si tratta di una questione etica in tutto e per tutto.
I piloti tedeschi infatti non hanno appoggiato la decisione della Germania di rimandare i profughi richiedenti asilo in Afghanistan. Nonostante il governo tedesco abbia deciso di considerare l’Afghanistan un “paese sicuro” per rimandare a casa i richiedenti asilo, i piloti non sono d’accordo e da gennaio a settembre ben 222 espulsioni non sono state eseguite proprio perchè il personale aereo ha deciso di rifiutarsi di partire. I piloti tedeschi non hanno voluto pilotare aerei diretti in Afghanistan perchè a loro dire, quel paese è martoriato dai talebani e non è certo un posto sicuro.
La loro posizione, oggettivamente, è sostenuta dal sito del Ministero Degli Esteri tedesco dove si può leggere che è fortemente sconsigliato partire per un viaggio in alcune aree del mondo, Afghanistan compreso, a causa della forte presenza di talebani e di fondamentalisti islamici. L’ultimo avviso per i cittadini tedeschi a non recarsi in Afghanistan risale a maggio quando si era consumato l’ultimo tragico attentato nei confronti dell’ambasciata tedesca in loco.
Nello specifico di questo caso quasi tutti gli espulsi che dovevano tornare a Kabul sarebbero dovuti partire da Francoforte, per la maggior parte, con voli Lufthansa o Eurowings (ormai fallita). I richiedenti asilo però, esattamente come i piloti, sanno che tornare a Kabul significa, nella maggior parte dei casi, la morte e così è scattata una corsa di solidarietà. Anche i medici, secondo quanto riportano alcuni giornali tedeschi, si stanno prodigando nell’attestare l’impossibilità di alcuni pazienti a viaggiare, spesso mentendo, al fine di poter lasciare i richiedenti asilo in Germania. Azioni queste che si mettono in netta contrapposizione con le scelte del Governo Tedesco che negli ultimi anni sta cercando di accelerare, e di molto, le procedure di rimpatrio bloccando anche i ricongiungimenti familiari. I richiedenti asilo così sono praticamente costretti a fare appello contro i respingimenti praticamente ogni volta.