Prepararsi al maremoto può essere una questione di vita o di morte. Sappiamo tutti, dopo la catastrofi degli ultimi anni, quanto devastante può essere la furia del mare. Oggi li chiamiamo tsunami, con il termine giapponese, perché i maremoti qui sono molto frequenti ed altamente distruttivi, come abbiamo visto purtroppo a seguito del terremoto dell’11 marzo 2011. In quell’occasione il maremoto investì la costa nord-orientale del Giappone, provoano molte più vittime e danni del solo terremoto, nel complesso più di 15mila morti, e un disastro nucleare, con le onde che hanno causato danni gravissimi alla centrale nucleare di Fukushima. Nelle vicinanze della città di Miyako, un’onda ha raggiunto l’altezza di 40,5 metri.
Se i maremoti sono più frequenti negli Oceani, soprattutto Indiano e Pacifico, anche il Mediterraneo nel corso dei secoli è stato colpito da maremoti distruttivi. L’INGV, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano ha calcolati circa 70 che hanno colpito l’Italia negli ultimi 2.000 anni. Il più grave che si ricordi a memoria storica è senz’altro quello provocato dal terremoto di Messina del 1908, che uccise molte persone che avevano trovato rifugio in spiaggia dal terremoto. Nel 1783 un altro terremoto tra Calabria e Sicilia provocò 1.500 vittime a Reggio Calabria e 630 a Messina. Tsunami più piccoli sono stati causati anche dalle eruzioni dei vulcani, come lo Stromboli alle Eolie.
I maremoti in Italia colpiscono soprattutto il Sud, tra il Mar Tirreno e lo Ionio. Ecco perché sono state programmate delle esercitazioni
Visto il rischio di tsunami in Sud Italia, La Basilicata si sta preparando ad una esercitazione di protezione civile contro il maremoto. L’esercitazione, annunciata con un comunicato dalla Giunta regionale, sarà basata sul modello tsunami Neamwave17, che prevede quattro scenari: uno per il Mediterraneo occidentale, uno per il Mediterraneo centrale, uno per il Mediterraneo orientale e infine per l’Atlantico nord-orientale.
Lo scenario che riguarda l’Italia, in particolare le Regioni Basilicata, Sicilia, Calabria e Puglia, e sul quale si svolgerà l’esercitazione di protezione civile in Basilicata è quello del Mediterraneo centrale, elaborato dal Cat (Centro italiano di allertamento del rischio tsunami) dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) insieme col Noa della Grecia. Lo scenario prevede un terremoto di magnitudo 8.5 con epicentro a sud dell’isola di Zante, nel segmento occidentale dell’Arco ellenico. Una zona ad elevata intensità sismica.
L’esercitazione del 2 novembre avverrà per “centri di comando” e sarà coordinata dalla Sala situazione Italia del dipartimento di Protezione civile che “riceverà i messaggi di allerta e nella cosiddetta fase B che interessa anche la Basilicata e i comuni di Scanzano Jonico, Nova Siri e Policoro. Verrà testata la piattaforma per l’invio rapido della messaggistica di allerta, procedendo all’invio dei messaggi che saranno trasmessi attraverso tre canali, email, sms ed Ivr (vocale) alla Sala operativa della Protezione civile regionale e ai tre comuni della fascia ionica.
L’origine degli tsunami. Video INGV