Barcellona e la Catalogna sembrano decise a proseguire sulla strada per l’ottenimento della indipendenza dalla Spagna. Nei giorni scorsi il parlamento della Catalogna ha varato un provvedimento di urgenza la legge per la convocazione di un nuovo referendum per l’indipendenza catalana. Referendum fissato già per il prossimo 1° ottobre. Giorno nel quale i catalani saranno chiamati ad esprimersi sulla permanenza della loro regione autonoma all’interno della Spagna.
Il governo Rajoy ha chiesto l’immediato intervento della Corte Costituzionale per fermare l’iniziativa catalana, in difesa del principio di indivisibilità della Spagna sancito nella Costituzione. La Corte Costituzionale spagnola ha dato ragione al governo di Madrid e ha sospeso la convocazione del referendum del 1° ottobre. La Corte inoltre ha intimato ai 947 sindaci catalani e ai 62 alti funzionari della Generalitat che non possono partecipare in alcun modo all’organizzazione della consultazione illegale.
Il parlamento della Catalogna, tuttavia, non è arretrato di un millimetro, anzi è andato avanti, approvando la legge “di rottura” con la Spagna, ovvero la Ley de Transitoriedad catalana, il provvedimento che dovrebbe regolare il passaggio di poteri e la transizione dell’ordinamento giuridico della Catalogna in caso di vittoria del ‘Sì’ al referendum per l’indipendenza. Una procedura, dunque, per mettere in pratica l’eventuale scissione.
Il governo di Madrid considera questa legge un grande affronto e una minaccia alla convivenza civile in Spagna, la più grande dal 1978, quando finì ufficialmente la dittatura ed entrò in vigore la nuova Costituzione spagnola. Pertanto anche contro questa legge catalana è stato presentato dal governo centrale spagnolo ricordo alla Corte Costituzionale. Se la Corte lo dichiarerà ammissibile, come è molto probabile che avvenga, la norma per regolare la transizione della Catalogna all’indipendenza verrà sospesa.
Barcellona vuole l’indipendenza: cosa succederà?
Sono giorni di tensione alle stelle tra Madrid e Barcellona, capitale della Catalogna e sede del parlamento locale. Si arriverà al referendum e se sì, i catalani voteranno a favore dell’indipendenza? E’ ancora presto per dirlo, anche se gli indipendentisti sono numerosi e i partiti secessionisti hanno la maggioranza assoluta nel parlamento catalano.
Intanto ieri, 11 settembre, nel giorno della festa nazionale catalana, Diada Nacional de Catalunya, in cui si ricorda la caduta di Barcellona nell’assedio ad opera delle truppe franco-spagnole di Filippo V di Borbone, l’11 settembre 1714, una grande manifestazione si è tenuta per le strade di Barcellona. Manifestazione che si svolge tutti gli anni in questa data, per ricordare la perdita dell’indipendenza catalana. Decine di migliaia di persone hanno manifestato per le strade della città, chiedendo a gran voce l’indipendenza.
Tuttavia, l’opinione pubblica è spaccata. Non solo quella spagnola. Anche molti catalani, tuttavia, non sono sicuri sull’indipendenza della loro regione.
La Catalogna ha una lingua e una cultura propria, di cui va molto orgogliosa, e da sempre tiene a distinguersi dal resto della Spagna. Nel corso della storia recente ha provato più volte a ottenere l’indipendenza dalla Spagna con referendum, ma senza successo. Le è stata riconosciuta un’ampia autonomia, ma evidentemente non basta. Se la Spagna perdesse la Catalogna sarebbe una perdita non solo in termini di territorio, ma anche e soprattutto economica. Barcellona e la sua regione sono infatti le zone più ricche del Paese, non solo per i profitti generati dal turismo.
Se la Catalogna riuscisse a votare per il referendum sull’indipendenza e vincesse il sì, cosa accadrebbe? Prima di tutto potrebbe acuirsi lo scontro costituzionale e il governo centrale potrebbe adottare misure drastiche, come quella di sospendere direttamente l’autonomia catalana. In seguito, potrebbe accadere che l’Unione europea non riconosca il referendum catalano, un esito molto probabile. La Catalogna indipendente, dunque, difficilmente riuscirebbe ad essere riconosciuta come nuovo Stato europeo, che comunque dovrebbe chiedere di nuovo l’adesione all’Unione europea. Concessione che molto probabilmente non le verrebbe concessa. Che la Catalogna diventi indipendente non è impossibile, ma molto difficile.
Per i visitatori cosa cambierebbe? Poco o niente. Nonostante le recenti insofferenze della città di Barcellona nei confronti dei troppi turisti, la Catalogna non limiterà di certo una delle sue più importanti voci di bilancio. I turisti continueranno ad essere accolti, l’euro ad esse accettato come moneta di pagamento. Forse potrebbero scendere i prezzi. L’unico inconveniente potrebbe essere quello che nel nuovo Stato si parlerà solo il catalano e non più lo spagnolo. Ma ormai con i turisti l’inglese è usato ovunque.
VIDEO: Referendum e proteste in Catalogna