Mai sentito parlare della Sindrome di Parigi? Forse no, ma è bene che sappiate che la splendida, meravigliosa, romanticissima Parigi può dar luogo ad una sindrome, che non ha davvero nulla di bello, anzi. E non è l’unica città al mondo che può far manifestare una sindrome. Anche Gerusalemme la può provocare, ma è di tutt’altra specie. Così come la può provocare Firenze. La cui sindrome è nota maggiormente con il nome di Sindrome di Stendhal.
Quando si viaggia in un luogo quello che ci troviamo intorno ci provoca delle emozioni. Alcune fortissime, tanto forti da poterci provocare una sindrome, ovvero una reazione psicosomatica che si manifesta con tachicardia, vertigini, confusione e addirittura allucinazioni. Psichiatria e neuroscienze hanno indagato queste reazioni evidenziando come non tutti i soggetti colpiti riportano gli stessi sintomi e che colpisce maggiormente persone già predisposte ad una particolare stimolazione cerebrale. Il solo vedere delle opere d’arte attiva il sistema neurale responsabile di sentimenti come l’empatia. Insomma, un soggetto particolarmente empatico, ricettivo a certi stimoli, in un viaggio da solo, un viaggio molto atteso e preparato, potrebbe manifestare in una di queste città (Firenze, Parigi e Gerusalemme) una sindrome.
La Sindrome di Firenze è più conosciuta come Sindrome di Stendhal. Prende il nome dallo scrittore francese che durante un suo viaggio a Firenze ne accusò i sintomi e li riportò nei suoi scritti. Ad inizio ‘800 i grandi scrittori europei viaggiavano per l’Italia per scoprirne ed ammirarne i suoi immensi tesori, il cosiddetto Grand Tour. Lo fece anche Stendhal e del suo viaggio in Italia ne scrisse nel libro ‘Roma, Firenze e Napoli’. E così descrive quello che gli successe: ‘Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere’.
A provocare tutto ciò fu l’immensa bellezza di Firenze. Santa Croce, Santa Maria Novella, Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio e i tanti palazzi, le opere, le fontane. Un’estetica eccezionale che colpì emotivamente lo scrittore, talmente colpito da stare male.
Gli psicologi da Freud in poi hanno cercato di spiegare che cos’è nelle opere d’arte che riesce ad innescare questi malesseri. Le opere è come se fossero la materializzazione dell’inconscio dell’artista, una parte dei suoi sogni, delle sue fantasie profonde e in mezzo a tutto ciò il fruitore può essere colpito da un particolare soltanto, ma quel particolare è in grado di richiamare il suo vissuto, i suoi traumi, il suo passato, le sue emozioni più viscerali. Uno choc emotivo che provoca sintomi quali tachicardia e svenimenti.
La sindrome di Stendhal può essere provocata da altre città o da altre opere d’arte, come alcuni casi hanno dimostrato.
Come quella di Stendhal la Sindrome di Gerusalemme non è inclusa nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali, ha molti sintomi in comune, ma a differenza di quella di Stendhal qui il soggetto ha allucinazioni religiose e visioni mistiche e può avere reazioni forsennate, tanto da dover essere necessario il ricovero.
Gli studi su questa sindrome non hanno evidenziato una significativa differenza sulla salute psichica dei soggetti colpiti, ovvero alcuni presentavano dei disturbi già prima di arrivare a Gerusalemme, altri no. Per disturbi psichici si intende anche persone ossessionate dalla religione, che hanno messo il loro viaggio a Gerusalemme come evento centrale e funzionale per la loro missione. Affetti dalla sindrome si sentono dei profeti e dei santi. Il Dr. Bar-El ha poi evidenziato i soggetti che hanno una vera e propria fissa culturale per Gerusalemme e coloro i quali una volta giunti iniziano a manifestare dei sintomi psicotici: come lavarsi ossessivamente le mani, ansia e nervosismo, seguire processioni, recitare salmi, creare sermoni e volersi staccare dal gruppo per continuare il giro culturale da soli (le guide turistiche a conoscenza della possibilità di questa sindrome, quando qualcuno vuole staccarsi devono allertare le forze dell’ordine).
Le conseguenze di queste visioni mistiche e allucinatorie possono anche essere molto gravi: nel 1969 un turista australiano in preda alla sindrome cercò di dar fuoco alla moschea di ‘Al-Aqsa’ situata sul Monte del Tempio di Gerusalemme, una zona considerata sacra e contesa da musulmani e ebrei.
Tutti coloro i quali si sono recati a Gerusalemme hanno riferito del forte sentimento spirituale che si respira. Un’atmosfera mistica che rende la Terra Santa un luogo in cui alcune persone troppo coinvolte o più facilmente suggestionabili da questa forza spirituale possono manifestare la sindrome.
Dopo la bellezza di Firenze e la spiritualità di Gerusalemme, da cosa potrà essere provocata la Sindrome di Parigi? Ecco, stenterete a crederlo, ma la Sindrome di Parigi è data dalle delusione. Ovvero, turisti con un’aspettativa altissima nei confronti di questa città, una volta che sono giunti nella Ville Lumierè ed hanno toccato con mano che non è come la immaginavano, iniziano a manifestarsi gli stessi sintomi clinici della sindrome di Stendhal, ossia tachicardia, vertigini, smarrimento e allucinazioni.
Questa sindrome è stata particolarmente e quasi esclusivamente riscontrata nei turisti giapponesi. Questo è probabilmente dovuto al fatto che i turisti nipponici affrontano un lungo viaggio carico di aspettative e cullano il momento di arrivare a Parigi per molto tempo. Inoltre le barriere linguistiche, culturali e lo sfinimento per un viaggio intercontinentale alimentano le possibilità di essere vittime della sindrome.
La visione in Giappone di Parigi è infatti molto idealizzata e ciò crea delle aspettative esageratamente alte che vengono poi disattese una volta giunti nella capitale francese. La delusione non è solo sui monumenti o le opere, ma anche sull’immagine generale della città, descritta sempre come la città dell’amore, ma che si rivela invece anche una città trafficata, caotica e violenta.
I soggetti colpiti hanno una particolare attenzione e predisposizione per l’arte e non trovare ciò che si erano immaginati li distrugge provocandogli una serie di sintomi tra cui oltre quelli già citati anche l’ansia, la derealizzazione e i deliri. L’incidenza di questa sindrome in relazione al numero di turisti giapponesi che visitano Parigi è molto bassa, ma l’Ambasciata nipponica ha comunque costituito un help line per i turisti in difficoltà.
E di questa sindrome ne hanno parlato anche i Ritals in un divertente – sebbene spietato e campanilistico – video.