Colosso dell’Appennino. Un bellissimo parco alle porte di Firenze custodisce una spettacolare e imponente scultura, il Colosso dell’Appennino, opera del Giambologna. Si tratta del parco della bella Villa Demidoff, a Pratolino, località del comune di Vaglia, a circa 15 km dal centro di Firenze.
Villa Demidoff sorge su quella che una volta era la Villa Medicea di Pratolino, che fu demolita nel 1822. Qui la famiglia di origine russa Demidoff fece realizzare la nuova villa sull’edificio secondario delle paggerie, che venne ingrandito e ristrutturato. Il bellissimo parco fu cambiato molto nel corso dei secoli, ma resta uno dei più grandi e belli della Toscana, tra i più importanti di quelli di stile inglese. La villa e il suo parco sono bene protetto dall’Unesco, rientrante nel complesso di Ville e Giardini medicei in Toscana.
In origine, su questa zona aspra e scoscesa dell’Appennino sorgeva la tenuta di Benedetto Uguccioni, che fu acquistata nel 1568 da Francesco I de’ Medici per il soggiorno della sua seconda moglie Bianca Cappello. Francesco de’ Medici affidò a Bernardo Buontalenti l’incarico di costruire una villa lussuosa. I lavori durarono dal 1569 al 1575. Attorno alla villa medicea di Pratolino fu realizzato un grande parco-giardino circondato da abeti, con fontane monumentali, sculture, giochi d’acqua e macchine stravaganti; il più vasto tra le tenute medicee. Il complesso della villa e del parco era tuttavia molto costoso da mantenere e con il tempo venne progressivamente abbandonato, in particolare dall’ascesa dei Lorena a Firenze. La struttura della villa fu compromessa dalle infiltrazioni d’acqua provenienti dalle grotte sotterranee. Molte statue furono trasferite a Firenze, al Giardino di Boboli. Poi nel 1819 il Granduca Ferdinando III cambiò il giardino all’italiana in giardino all’inglese, con l’intervento dell’ingegnere boemo Joseph Fritsch. Lo stesso ingegnere demolì la villa medicea, ormai irrimediabilmente compromessa, facendola saltare in aria con le mine. Il parco, invece, fu ingrandito, passando da 20 a 78 ettari. Le rovine delle antiche strutture del Buontalenti furono inglobate nell’impianto del nuovo parco.
La tenuta divenne di proprietà del Granduca Leopoldo II nel 1837, poi alla sua morte fu venduta al principe russo Paolo II Demidoff, nel 1872. I Demidoff erano una ricchissima famiglia di industriali di origine russa, che si stabilirono a Firenze dopo l’arrivo in città di Nicola Demidoff come ambasciatore di Russia. Dopo aver acquistato il Pratolino, i Demidoff ristrutturarono gli edifici superstiti della villa: le scuderie, la cappella e la fattoria. L’edificio secondario delle paggerie, rimasto quello originale del periodo del Buontalenti, fu ristrutturato ed ampliato, qui i Demidoff ricavarono la nuova villa che ancora oggi porta il loro nome e indica anche il parco. Dal 1981 la villa e il parco sono di proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Firenze, oggi città metropolitana.
Tra le meraviglie del parco c’è anche l’imponente statua il Colosso dell’Appennino, realizzata dal Giambologna, pseudonimo dello scultore fiammingo Jean de Boulogne (1529 – 1608), molto attivo in Italia e in particolare a Firenze. La scultura del Colosso dell’Appennino risale al 1580 circa. Raffigura un uomo pensoso, con barba e capelli lunghi, che poggia su un’alta roccia sopra un laghetto e sembra quasi uscire dall’acqua. La scultura è l’allegoria dell’Appennino, di cui rappresenta le asprezze delle montagne ed è alta fino a 14 metri.
La statua gigante ospita all’interno un’insieme di grotte e stanze tali da formare un ambiente abitabile, al quale si accede da una scala nascosta tra le rocce. All’interno la luce che illumina le stanze proviene dalle fenditure nella parte alta della scultura e quando anticamente si accendeva il fuoco lì dentro, il fumo usciva da una canna fumaria situata nelle narici del Colosso. Un’immagine suggestiva che ha contribuito a creare fascino e mistero sulla statua. Nella parte inferiore della statua ci sono licheni, fontane e creazioni calcaree volute dal Giambologna per creare effetti particolari. All’esterno, sotto la mano sinistra del Colosso si trova una bocca di serpente, dalla quale una volta scendeva un flusso di acqua nel laghetto sottostante.
Tra i fiorentini circola un detto ironico che recita: “Giambologna fece l’Appennino, ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino“, per sottolineare come l’opera d’arte fosse rimasta poco conosciuta, collocata nel parco di una villa fuori Firenze, mentre se fosse stata realizzata nel centro cittadino probabilmente avrebbe acquisto maggiore popolarità.
Il Parco mediceo di Pratolino è aperto al pubblico da aprile a ottobre, nei fine settimana con ingresso libero. Rimane chiuso durante l’inverno. Informazioni: a questa pagina.
Villa Demidoff e il Parco Mediceo di Pratolino – VIDEO