Terremoto in Centro Italia: ecco la mappa delle zone colpite

An Italian Carabinieri inspects the streets during a night patrol of the collapsed  buildings of the devastated city of L'Aquila on April 14, 2009, epicentre of the April 6 earthquake that stroke the Abruzzo region.  AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
 (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Torna la paura, torna a tremare il centro Italia. Due forti scosse con epicentro nella Valnerina, nelle Marche, hanno scatenato il panico. La prima scossa è stata registratata alle 19.10, la seconda alle 21.18 entrambe con magnitudo 5.4 e 5.9

Le zone colpite dal terremoto

I danni più gravi sono stati registrati nel paese di Ussita dove il Sindaco, raggiunto dai microfoni di Sky Tg 24 ha dichiarato “Il paese è finito, sono crollate le case, anche la facciata della chiesa. Si è spaccato il terreno”. Molte le frazioni che sono rimaste isolate e i feriti sono parecchi.

Le zone più colpite sono Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e Preci tutti in provincia di Macerata. La  scossa molto forte è stata avvertita in tutte le Marche, dalle zone terremotate dell’Ascolano ad Ancona, a Fabriano e Pesaro. Avvertita anche Rieti, Arezzo, Perugia ed Assisi.

La forte scossa di terremoto è stata avvertitaanche a Roma tanto che la Farnesina è stata evacuata. Il personale del ministero degli Esteri è stato fatto uscire nel piazzale antistante.

Perchè la terra trema ancora?

Parte dell’Appennino si muove verso l’Adriatico, mentre un’altra parte resta indietro. Come se si tirassero due lembi di un lenzuolo fino a strapparlo. In questo modo l’Appennino si sta lacerando. Con le nostre attuali conoscenze, infatti, non siamo in grado di valutare lo stato di una faglia. Sappiamo che prima di un terremoto si crea uno stato di tensione, ma noi ce ne accorgiamo solo quando la roccia si spacca perché non regge più alla deformazione. Attualmente, infatti, non c’è modo di misurare la tensione di una faglia. E né tanto meno di prevedere dove e quando ci sarà un terremoto”.

Lo aveva spiato ad agosto al Messaggero il sismologo Carlo Meletti, responsabile del Centro di pericolosità sismica dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e, purtroppo, sembra che queste sue parole stiano tornando alla mente di tutti.

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