I social network raccolgono spesso prove che vengono usate, o almeno ci si prova, all’interno dei processi giudiziari. Sms, dialoghi via skype, foto… tutto può essere la prova di un tradimento che ad oggi porta ad un 40% di cause di divorzio intentate proprio per aver scoperto qualcosa su Facebook o Whatsapp.
Come riporta Leggo, inizialmente i giudici non erano pronti ad accettare messaggi come prove e chiedevano altri elementi come integrazioni, ma ora non più. Il collegio giudicante ha dichiarato che le «informazioni e le fotografie pubblicate sul proprio profilo Fb non sono assistite da segretezza, a differenza dei messaggi scambiati attraverso il servizio di messaggistica (la chat) fornito dal social network da assimilare a forme di corrispondenza privata».
Ma ci sono tanti altri casi in cui un tradimento perpetrato e confermato da dei messaggi è stato portato in tribunale e i messaggi sono stati usati come prove.
Del resto vi è anche una sentenza della Cassazione del 9 aprile 2015 che aggiunge al dovere di fedeltà quello di lealtà riferendosi così ai tradimenti virtuali.