Nuovi siti Unesco. Ieri l’Unesco ha annunciato i nuovi siti Patrimonio dell’Umanità per il 2016 (World Heritage 2016). Si tratta di 21 luoghi in tutto il mondo. Molti di questi sono siti naturali. Altri hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento Unesco sia per il pregio naturale che culturale. La particolarità di quest’anno è che nessuno dei nuovi siti Unesco si trova in Italia. Non perché l’Unesco abbia deciso di non premiarla, ma perché il nostro Paese è stato il grande assente di questa edizione, non presentando alcuna candidatura. In compenso, l’Italia ha candidato la pizza nella nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.
Scopriamo i nuovi 21 siti Unesco Patrimonio dell’Umanità. La maggioranza di questi si trova fuori dall’Europa, soprattutto in Asia e Medio Oriente. La Cina ha ottenuto il riconoscimento delle due candidature che aveva presentato, raggiungendo quota 50 siti Unesco sul proprio territorio, subito dietro l’Italia che con i suoi 51 siti detiene il primato mondiale.
I lavori per la proclamazione dei nuovi siti Patrimonio dell’Umanità si svolgevano nei giorni scorsi a Istanbul e sono stati interrotti a causa del colpo di Stato scoppiato in Turchia la sera del 15 luglio. L’esame delle candidature si è comunque concluso domenica, entro i tempi previsti.
Nella Lista del World Heritage entrano anche le opere di Le Corbusier, il celebre architetto svizzero naturalizzato francese, che si trovano in diverse parti del mondo: Argentina, Belgio, Francia, Germania, India, Giappone e Svizzera. Si tratta nel complesso di 17 capolavori, che rappresentano mezzo secolo di “paziente ricerca” nel campo dell’architettura. Tra le opere di Le Corbusier premiate dall’Unesco ci sono il Palazzo dell’Assemblea Legislativa di Chandigarh, in India; l’Unità abitativa di Marsiglia; la casa del Dr. Curuchet a La Plata, In Argentina e il Museo Nazionale dell’Arte Occidentale di Tokyo.
Gli altri siti premiati sono le paludi dell’ al Ahwar, regione meridionale dell’Iraq, nella zona dove sfociano i fiumi Tigri ed Eufrate, luogo di biodiversità e sede delle antiche città della Mesopotamia. La zona, che negli Anni ’50 arrivava fino a 9mila chilometri quadrati di estensione, è stata quasi distrutta da Saddam Hussein. Il dittatore iracheno ha perseguitato gli abitanti della zona i Marsh Arabs (Arabi delle paludi) e ha prosciugato una vasta porzione di paludi. Ora l’area della palude ha recuperato il 40% della sua estensione originaria. Il governo iracheno punta a riportare l’Ahwar ad almeno 6mila chilometri quadrati di estensione.
Tra gli altri 19 siti Unesco entrati nel World Heritage segnaliamo: i cantieri navali britannici di Antigua (Antigua e Barbuda); Khangchendzonga National Park, Sikkim , India settentrionale; il deserto di Dasht-e Lut, in Iran; la foresta pluviale dello Shennongjia, nello Hubei, nella Cina centrale; la Catena dei Tien-Shan occidentali, nell’Asia centrale, tra Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan; il sito fossile del Mistaken Point, in Canada, regione di Terranova; Pampulha Modern Ensemble, città giardino di Belo Horizonte, in Brasile; Arcipelago di Revillagigedo, sulla cota pacifica del Messico; Sanganeb Marine National Park and Dungonab Bay – Mukkawar Island Marine National Park, Sudan; l’altopiano dell’Ennedi e la sua arte preistorica, Ciad; i dolmen di Antequera, “Sette Tavole”, in Andalusia, Spagna; Stecci, l’area delle tombe degli eretici catari tra Bosnia Erzegovina, Croazia, Serbia e Montenegro; sito archeologico medievale di Ani, Turchia; i graffiti preistorici del Monte Hua e del fiume Zuo, in Cina sud-occidentale, il sito di Nan Madol, nella Micronesia Orientale (Stati Confederati della Micronesia), dove si trovano le rovine della dinastia Saudeleur; Sito archeologico di Filippi, Grecia; le incisioni rupestri neandertaliane delle Grotte di Gorham, a Gibilterra, Regno Unito; i Qanat (sistema idrico) della Persia, Iran; resti e scavi di Nalanda Mahavihara, Bihar, India.
La foresta di Shennongjia tra i siti Unesco del World Heritage 2016 – VIDEO
A cura di Valeria Bellagamba