Brexit e low cost. Vi avevamo già anticipato che il voto a favore della Brexit nel referendum dello scorso 23 giugno in Regno Unito avrebbe avuto conseguenze sulle compagnie aree low coste sui loro voli. Ecco che arrivano i primi effetti.
La compagnia britannica easyJet ha appena annunciato di aver chiesto un certificato di vettore aereo in “un’altra nazione dell’Unione europea”. EasyJet non ha ancora deciso di lasciare Londra e la sua base di Luton, tuttavia ha iniziato a prendere le prime contromisure per non perdere i diritti di volo europei, che sono garantiti solo alle compagnie aeree della Ue. Nonostante il Regno Unito non abbia ancora formalizzato la richiesta di uscita dall’Unione europea, ricorrendo all’art. 50 del Trattato di Lisbona, di cui si parla tanto in questi giorni, quello che è certo è che la licenza di volo di easyJet non sarà più britannica. Un grosso smacco per il Paese di Sua Maestà, che oltre alla Scozia rischia di perdere molte grandi imprese. Non è dato ancora sapere se questa uscita di easyJet comporterà anche la perdita di posti di lavoro nel Regno Unito, ma se la licenza verrà chiesta in Paesi come Irlanda, Olanda e Germania, è molto probabile che qui verrà trasferito il suo quartier generale.
In attesa di ulteriori sviluppi, la scelta di easyJet è un modo per cautelarsi dal rischio di perdere le tratte con gli altri Paesi europei e di dover ricontrattare tutti i diritti di volo a seguito dell’uscita della Gran Bretagna dalla Ue.
In una nota la compagnia aerea ha spiegato che il nuovo certificato di vettore aereo (Coa), che viene emesso dall’autorità per il trasporto aereo di ciascun Paese (in Italia è competenza di Enac), “dovrà consentire a easyJet di volare in tutta Europa come facciamo oggi“, per questo motivo easyjet ha avviato “un procedimento formale per acquisire” la licenza in un diverso Paese europeo.
La compagnia low cost ha spiegato che “sta facendo pressione presso il governo del Regno Unito e l’Unione europea per garantirsi la possibilità di continuare a operare in un mercato pienamente liberalizzato e deregolamentato nel Regno Unito e in Europa come oggi“. “Come parte della pianificazione di emergenza di EasyJet prima del referendum – ha continuato la compagnia – ha avuto contatti informali con un certo numero di autorità regolatorie aeronautiche europee per ottenere un certificato di operare aeronautico un in un Paese dell’Unione Europea per consentire a EasyJet di volare in tutta Europa come avviene oggi“.
“EasyJet ha iniziato il processo formale per acquisire il certificato”, è la conferma definitiva, anche se non si conosce ancora il Paese europeo con cui sono state avviate le trattative. Comunque, easyJet ha spiegato anche che non c’è “alcun bisogno di apportare altre modifiche operative o strutturali fino a quando l’esito dei negoziati di uscita Ue della Gran Bretagna non diventerà chiaro”. Al momento la compagnia ha assicurato di non avere intenzione di lasciare Luton, la città a nord di Londra dove si trova da 20 anni la sua base operativa.
Se la compagnia low cost manterrà gran parte delle sue tratte in Europa, più o meno con gli stessi prezzi, grazie alla mossa della licenza presso un altro Paese Ue, rimane l’incognita dei voli da e per il Regno Unito. Questi voli, molto probabilmente, subiranno un forte taglio e anche le tariffe potrebbero aumentare. Come del resto ha già annunciato Ryanair per le tratte sula Gran Bretagna.
EasyJet è la seconda compagnia europea low cost per importanza, dopo Ryanair, la terza in Italia.
Un servizio di Euronews su easyJet e Brexit – VIDEO
A cura di Valeria Bellagamba