Ci troviamo in Cambogia, in uno dei suoi angoli più belli e affascinanti, nel sito archeologico di Angkor. Qui fra templi millenari e natura rigogliosa e selvaggia arrivano ogni giorno migliaia di turisti. Ed i turisti, si sa, sono una manna dal cielo: portano denaro e fanno girare l’economia. E poi ai turisti piace da impazzire provare a fare come gli abitanti del luogo, provare a giocare, come se si stesse in un luna park.
E allora perché non far salire i turisti in groppa a degli elefanti? E’ così esotico! Ai turisti piace e pagano. E gli abitanti con i soldi dei turisti riescono a campare un po’ meglio. Poco importa che per quei pachidermi trasportare persone, fare avanti indietro decine di volte al giorno, non sia per niente naturale e non faccia parte della loro natura.
Ma poi succede che uno di quegli animali così belli e grossi cada a terra, esausto, con il cuore letteralmente a pezzi. E muoia, lì a terra, in mezzo alla natura e ai templi. Davanti agli occhi dei turisti e dei cambogiani. Davanti ai suoi sfruttatori. Qualcuno lo fotografa e posta la foto sui social. L’immagine fa il giro del mondo e il web si indigna. Grida allo scandalo e alla prepotenza degli uomini. E scatta subito la petizione online per fermare lo sfruttamento degli elefanti. Giusto. Giustissimo. Sperando che questo sentimento valga anche quando non sarete seduti davanti al pc di casa vostra, ma quando vi offriranno un giro su un cammello o su un elefante.
Di quell’elefante che è morto sappiamo che si chiamava Sambo, aveva 45 anni e per tutta la sua esistenza aveva portato avanti e indietro turisti.