E’ l’anno de El Niño, che no, non è il nuovo acquisto brasiliano della Juventus, ma è un fenomeno climatico periodico (ogni circa 5-7 anni) che si verifica nell’Oceano Pacifico, responsabile di inondazioni, siccità e ogni altro tipo di perturbazione e come in un effetto domino condiziona la circolazione atmosferica in ogni parte del globo.
Quest’anno è il suo anno e si presenta in una versione strong, ovvero intenso, un’intensità tale da renderlo da record. Tanto che la Nasa ha già lanciato l’allarme per le conseguenze che El Niño potrà avere. Ma cosa significa tutto ciò per l’Europa e per l’Italia? Il dibattito è molto caldo e le fazioni opposte. Già perché da una parte ci sono gli esperti che propendono per un inverno gelido e con neve record, e hanno dalla loro la statistica ed il recente stratwarming (ossia il surriscaldamento anomalo della stratosfera che solitamente precede l’arrivo di freddo gelido). Dall’altra l’Ecmwf (European Centre for Medium-Range Weather Forecasts) che invece sulla base di modelli matematici propende per un inverno estremamente caldo. In Italia si potrebbe verificare quindi che nei prossimi mesi le temperature siano di 1 o 2 gradi sopra la media, ma non è in dubbio la neve sulle Alpi.
Però, come evidenziato da ilmeteo.it, il modello matematico europeo non aveva previsto il freddo di ottobre che è intervenuto dalla Russia. In conclusione quello che appare al momento più probabile, tenendo conto dell’andamento dell’ultimo periodo, è che questo inverno sia di media piuttosto caldo con sciabolate artiche brevi, ma estremamente intense.
Ed è ciò che stiamo per vivere: questi giorni sono con temperature oltre la media stagionale, ma la prossima settimana arriverà il freddo siberiano che farà crollare a picco la colonnina di mercurio. Durerà al massimo 10 giorni, dopo di ché le temperature torneranno ad alzarsi. Insomma, un’alternanza di freddo e caldo che metterà pace pure fra i meteoreologi.