E’ una storia commovente, una storia che in questi tempi duri ci porta un po’ di speranza e ci scalda il cuore. Un abbraccio all’aeroporto John F. Kennedy di New York che ci racconta non solo la storia di due bambini e dell’amore ma anche un pezzo di Storia, con la S maiuscola.
Lì al ghetto di Varsavia viveva la famiglia Hochberg e il piccolo Michael di quattro anni. Quando arrivano i nazisti che appiccano il fuoco al Ghetto Michael viene salvato da Krystyna Jakubowska una bambina poco più grande di lui che si finge sua sorella. Michael ricorda di aver visto dal balcone della sua nuova casa bruciare il ghetto. Morirono 10mila ebrei. La famiglia Jakubowska tiene con sé il piccolo fino alla fine della guerra fingendo che sia un figlio adottivo lasciato a loro dopo la morte di alcuni parenti. Gli Jakubowska se fossero stati scoperti dai nazisti sarebbero stati fucilati, ma questo enorme rischio che loro hanno corso ha salvato la vita a Michael. Alla fine della guerra Michael si riunisce con alcuni parenti sopravvissuti all’Olocausto e nel 1957 si trasferisce ad Haifa dove tuttora vive.
Sono passati 70 anni da allora, Micheal ora ha 77 anni ed è padre di tre figli e nonno di otto nipoti, ma non ha mai dimenticato la famiglia Jakubowska e grazie all’aiuto nelle ricerche della Jewish Foundation for the Righteoused ha potuto incontrare e abbracciare la sua ‘sorella’ maggiore Krystina.