I PFC trovano impiego in diverse filiere industriali, inclusa la produzione di abbigliamento outdoor, per la loro capacità di rendere i tessuti idrorepellenti e resistenti alle macchie. Due anni fa Greenpeace Germania aveva testato numerosi capi di abbigliamento sportivo e outdoor, rinvenendo queste pericolose sostanze nella maggior parte dei capi analizzati.
«Quando acquistiamo una giacca per le nostre attività all’aria aperta, spesso immaginiamo di indossarla mentre ci godiamo una bella passeggiata in luoghi incontaminati e selvaggi. La verità è che proprio chi produce l’abbigliamento più adatto per stare in mezzo alla natura inquina l’ambiente con alcune delle sostanze tossiche più persistenti: i PFC», commenta Chiara Campione di Greenpeace Italia.
Per dimostrarlo Greenpeace ha organizzato sette spedizioni in altrettanti luoghi remoti del Pianeta: Torres del Paine, in Patagonia (Cile); i Monti Sibillini (Italia); i Monti Altai (Russia); i Monti Haba, nella regione dello Shangri La (Cina); i Monti Tatra (Slovacchia); i laghetti di Macun (Svizzera) e Treriksroset, al confine fra Svezia, Finlandia e Norvegia.
La spedizione italiana è stata realizzata nei giorni scorsi al lago di Pilato, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria, con la collaborazione delle guide del Club Alpino Italiano (CAI), sezione di Foligno. La squadra ha raccolto campioni di acqua e neve che saranno inviati a un laboratorio specializzato in Germania per verificare la presenza di PFC.
Nella “Dichiarazione di Madrid” dello scorso primo maggio, oltre 200 scienziati di 38 Paesi hanno chiesto l’eliminazione dei prodotti fluorurati (inclusi i PFC) da tutti i prodotti di consumo, spiegando come questa intera classe di sostanze dovrebbe essere sostituita con alternative più sicure perché altamente persistente e potenzialmente tossica.
Dal 2011 Greenpeace promuove la campagna internazionale “Detox” per chiedere a multinazionali e marchi globali dell’abbigliamento e del tessile di eliminare le sostanze chimiche pericolose da prodotti e filiere.
«Dopo l’impegno preso da alcuni marchi del lusso, dell’abbigliamento sportivo e del fast fashion, è ora che anche il settore dell’outdoor si decida a ripulire le proprie filiere e l’ambiente dalle sostanze tossiche, cominciando proprio dai PFC», conclude Campione.
A livello globale, oggi il 10 per cento della filiera produttiva di scarpe e vestiti si è impegnato per eliminare le sostanze tossiche. Delle trenta aziende che hanno aderito a Detox ben dieci sono italiane.