Pechino è una città immensa, ma non tutti sanno che sotto questa città se ne nasconde un’altra. Una città parallela, un doppio che scorre nelle viscere della terra. Una Pechino sommersa nella quale vivono circa un milione di persone. Lo veniamo a sapere grazie all’inchiesta esclusiva del Corriere della sera che ha scoperto che i dati ufficiali cinesi che parlano di 281 mila persone presenti sottoterra non sono così veritieri.
A Pechino ci sono circa 6mila rifugi sotterranei antiaerei scavati sotto i palazzi a partire dal 1949, quando la Cina temeva l’attacco degli Imperialisti. E ora che il Paese è la seconda economia del mondo lì sotto ci sono finiti migliaia di giovani e lavoratori, gente che vive di fatto come “topi”, ma che ha un normale lavoro e una vita “apparentemente” normale.
Il problema è che quel lavoro non basta a pagare gli affitti di una casa a Pechino; basti pensare che un monolocale in un palazzo fatiscente costa 500 euro al mese e un giovane diplomato che fa l’impiegato, l’insegnante, il parrucchiere guadagna non più di 600 euro al mese. Dunque queste persone che fanno lavori normalissimi e sono inseriti nella società civile sono costrette a vivere sottoterra, al buio, senza riscaldamento e senza finestre, in una “casa” di massimo 10 metri quadrati e con i bagni comuni a tutti.
Siamo ai limiti dell’umano e l’assurdità è che anche questi luoghi hanno un prezzo. Per vivere in questi rifugi, infatti, si paga circa 60 euro al mese. Chi vive qui passa le giornate lavorando normalmente e sognando una vita migliore. Molti risparmiano con l’obbiettivo di uscire da questi luoghi, ma altrettanti purtroppo non usciranno mai da questi loculi e continueranno a essere considerati da tutti i cinesi la “tribù dei topi”.