Siamo a Delhi, luogo mistico dell’India oltre che capitale. Città dove la religione e la modernità a tratti si incontrano, per poi lasciarsi, come due amanti in continua rincorsa l’uno dell’altro. Qui si trova il templio gianista Digambar Lal Jain Mandir, uno dei più antichi che rimanda al lontano regno di Aurangzeb. Questo luogo unico ha un’architettura che lascia senza parole per l’estrema bellezza e cura dei dettagli.
Il tempio accoglie diversi pellegrini: al primo piano si trova la sala devozionale e tutta la struttura è ornata con santuari del grande Signore Mahavira che, abbandonati i fasti e la ricchezza per ricercare la salvezza e raggiungere l’illuminazione tramite la meditazione e la penitenza.
Sculture colorate, archi dipinti e curati minuziosamente danno vita a quello che è il tempio più antico della zona, popolarmente conosciuto come Lal Mandir, realizzato nel lontano 1656 in arenaria rossa da Shah Jahan. Da qui il nome Forte Rosso di fronte al quale si trova il Birds Charitable Hospital e Jain Digambara Temple, che ospita l’ospedale degli uccelli. Si tratta di una sorta di centro medico dove viene dato un trattamento gratuito agli animali secono l’ispirazione del maessaggio “Vivi e lascia vivere” del Signore Mahavira, il venitquattresimo Tirthankara dei gianisti. Un santuario di salvataggio per pernici ferite dai cacciatori, ma anche pappagalli, passeri e pollame domestico.
Sono circa 30.000 gli uccelli che ogni anno venogno curati in questa struttura, gestita da Aggarwal Digambar, divisi tra predatori carnivori e uccelli vegetariani.
Questo templio è anche conosciuto per una misteriosa leggenda secondo cui l’imperatore Moghul Aurangzeb era disturbato dal suono di alcuni strumenti musicali che fece così vietare, ma la musica continuava a rieccheggiare nella sala. Dopo aver controllato ogni servitore e visto che nessuno teneva con sé degli strumenti è rimasto il mistero.