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Lago d’Aral addio: il bacino è ormai asciutto

Il lago d’Aral, una volta era il quarto bacino lacustre al mondo per la sua grandezza, ma adesso è quasi completamente prosciugato.

Quello che una volta era luogo pescoso e dalla vegetazione rigogliosa situato nella regione autonoma del Karakaplastan tra Uzbekistan e Kazakistan, nel corso degli anni si è inaridito sempre di più a causa di un progetto scellerato, risalente ancora all’epoca di Stalin e dalla “grande” Russia, che prevedeva di prelevare acqua dal suo bacino per irrigare le zone aride circostanti e renderle terreno fertile per le coltivazioni.

Lago d’Aral: un distastro ambientale

Il ritiro delle acque dal Lago d’Aral dunque è cominciato circa mezzo secolo fa quando venne deciso di creare un canale artificiale per irrigare le aride steppe e installarci una rigogliosa piantagione di cotone.

Il progetto andò in porto è la produzione di cotone crebbe, ma a un certo punto si stabilì che i fiumi che confluivano nel Lago d’Aral venissero deviati a beneficio delle piantagioni di cotone.

Così le acque del lago d’Aral decrebbero sempre di più, fino a diminuire dell’80% dal loro stato iniziale, complice anche l’evaporazione. Dunque la linea della costa, in alcuni punti, si è ridotta anche di 150 km, lasciando infine solo alcuni piccoli bacini.

Naturalmente l’impatto sulla flora e la fauna lacustri è stato devastante. A complicare la situazione poi ci sono anche i pesticidi usati per far posto alle coltivazioni che hanno inquinato i terreni e l’aria diffondendo malattie respiratorie molto gravi tra la popolazione che abita nei paraggi.

Ora però la situazione si è ulteriormente aggravata perché, come testimoniano recenti immagini, il lobo orientale è scomparso, a causa di una stagione secca e a una minor riserva d’acqua sui ghiacciai.

A questo punto pare di dover dire proprio addio a un lago che un tempo era grande quanto l’Austria e la cui scomparsa lascia un immenso vuoto sulla Terra.

 

Fonte foto: web

 

Maria Sole Bosaia

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Maria Sole Bosaia