Mentre a New York, al palazzo di Vetro dell’Onu, i grandi della terra discutono di cambiamento climatico, il tema approda anche a Trento per due appuntamenti di assoluto rilievo. Il 25 e 26 settembre, proprio con il patrocinio dell’Unece-Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, e del Ministero dell’Ambiente, si terrà presso il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trento la Quinta conferenza internazionale sull’acqua-Water Conference, organizzata nell’ambito della Convenzione delle Alpi. Tema dell’evento, che porterà a Trento circa 200 fra i massimi studiosi del settore a livello internazionale: “L’acqua nelle Alpi – e oltre: adattamento dei bacini alpini e montani ai cambiamenti climatici”.
“Le Alpi – come si legge sul comunicato stampa diffuso dalla Provincia di Trento – Sono una delle regioni del mondo dove il cambiamento climatico è già percebile […] Ovviamente tutto ciò avrà importanti conseguenze sull’ambiente e sull’economia. Sui sistemi idrogeologici in particolare questi cambiamenti produrranno un forte impatto: da un lato la riduzione dei ghiacciai e i periodi di siccità, dall’altro l’aumento delle precipitazioni, concentrate in alcune stagioni, determineranno conseguenze importanti su fiumi e torrenti, sulle infrastrutture legate all’acqua e sull’uso della risorsa idrica in generale, anche in settori come la produzione di energia, l’agricoltura, il turismo e così via
Gli ospiti internazionali a Trento
La quinta Water Conference, che si terrà il 25-26 settembre presso la sede dell’Università di Trento di via Tommaso Gar 14, è nata per diffondere i risultati delle attività dedicate alla gestione dell’acqua nel quadro della Convenzione delle Alpi. Sono attesi alcuni dei massimi esperti mondiali del settore. Fra questi:
- Martin Beniston, inglese e “cittadino del mondo” (ha anche passaporto svizzero e francese), già direttore del Proclim, il Programma nazionale svizzero sul clima, chairman della Ippc, la Commissione intergovernativa delle Nazioni Unite sul clima che nel 2007 ha vinto il Nobel per la Pace, docente in numerose università fra cui Ginevra e Friburgo, attualmente direttore del maggiore programma dell’Unione europea sulla gestione delle acque, “Acqwa”
- Stephan Gruber, canadese, docente alla Carleton University, con esperienze di ricerca e docenza anche in Svizzera, Francia, Finlandia, studioso di ambienti montani, permafrost e impatto dei cambiamenti climatici
- Yaroslav Misyak, slovacco, ricercatore senior della Fondazione Enrico Mattei di Venezia, del Centro Euro-mediterraneo per il Cambiamento Climatico (per il quale si occupa di eventi climatici estremi), e professore all’Università Ca’Foscari, Dipartimento Economia.
- Aronne Armanini, già preside della facoltà di Ingegneria e docente di Idraulica all’Università di Trento, fellow a Liverpool, direttore del Centro Universitario Difesa del Suolo in Ambiente Montano, centro di eccellenza del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, e Riccardo Rigon, docente di idrologia, esperto di bacini montani e dell’innesco di fenomeni franosi e di colata.