BERLINO SEMAFORO OMINO MURO DI BERLINO / BERLINO (Germania) – Ogni città ha il suo monumento simbolo, Parigi ad esempio ha la Tour Eiffel, Roma il Colosseo, Londra il Big Ben, e così via, ma a volte ad assurgere al ruolo di icona è qualcosa di diverso da una costruzione architettonica, è qualcosa di comune eppure a suo modo di unico, capace di conquistarsi spazio nell’immaginario collettivo, di diventare identità di un luogo. Londra in questo caso la fa da padrona: basti pensare alle cabine telefoniche, ai double deck ( gli autobus a due piani), ai cab (i classici taxi inglesi), ma la capitale della Gran Bretagna non è un esempio isolato. Anche Berlino in fatto di icone la sa lunga. E molti di queste sono residui della DDR, simboli della vita pre caduta del muro. La ‘Trabant‘, la mitica macchina della Germania dell’est, dipinta anche su un pezzo del muro, è oggi un’icona della città, un pezzo vintage con cui si organizzano curiosi tour di Berlino (qui per saperne di più). Un’altra icona indiscussa è l’omino del semaforo.
Ampelmännchen, così in tedesco, è un pezzo molto amato, uno di quegli oggetti per cui si prova ‘ostalgie’ ovvero il fenomeno di nostalgia per l’Est. Fu inventato nel 1961 dallo psicologo del traffico Karl Peglau che ricorse ad un concetto realistico-concreto, ad un archetipo per il suo semaforo (ovvero omino rosso con braccia in orizzontale uguale stop, omino in verde di profilo con gambe un’avanti l’altra, uguale avanti). Nel 1990 con la riunificazione della Germania ci fu lo smantellamento della segnaletica stradale dell’Est, ma ben presto si innalzarono voci per ‘salvare’ l’omino. Così in gran parte della Germania Est si trovano ancora semafori con il simpatico Ampelmännchen e non raro trovarlo nemmeno in qualche angolo di Berlino Ovest.
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Cinzia ZadroGiornalista, laureata in Scienze della Comunicazione, web content editor e social media manager. Ho da sempre un'innata curiosità per tutto quello che mi circonda: da bambina mi immaginavo detective e indagavo su tutto per scoprire la verità, immaginandomi protagonista di casi polizieschi e di inchieste giornalistiche (e solitamente era peluche orso il colpevole!). Ho fondato il giornalino scolastico quando avevo 9 anni e da allora non ho mai smesso di scrivere. Ho sempre lo zaino in spalla: adoro viaggiare, scoprire nuove culture, nuovi posti e poterli raccontare. Qualsiasi posto infatti racconta una storia che io voglio conoscere. Quando non scrivo al pc o non sono in viaggio, mi trovate sul palco ad improvvisare oppure a fare trekking con il mio cane o nei reparti di pediatria come clowndottore.