Il monito viene direttamente da un’autorità in fatto di ambiente e sua relativa tutela, Greenpeace, qui nella persona di Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento: la Costa Concordia trasportava infatti senza dubbio sostanze molto nocive, come l’ipoclorito di sodio, meglio noto come candeggina, che, secondo l’armatore, era presente in circa una tonnellata. “È una quantità enorme. – spiega il rapporto Toxic Costa – Questa sostanza, reagendo con gli acidi organici presenti in mare, può produrre sostanze pericolose come i trialometani: composti tossici per fegato e reni. Alcuni trialometani sono cancerogeni per l’uomo”. A preoccupare poi sono gli arredi ma anche gli elementi chimici contenuti negli elettrodomestici e, naturalmente, il carburante.
Insomma la Concordia sembra una sorta di bomba chimica pronta ad esplodere con conseguenze davvero devastanti per l’ecosistema del Giglio e non solo: «Molti composti, una volta dispersi nell’ambiente, sono in grado di accumularsi in pesci e molluschi contaminando la catena alimentare fino all’uomo. Nel lungo periodo, l’esposizione a queste sostanze può comportare serie ripercussioni sulla salute, talora in maniera irreversibile (come nel caso di quei composti che sono accertati cancerogeni per gli esseri umani)».
L’intervento, che da subito era parso indispensabile per eliminare relitto e relative fonti di pericolo, si fa ora davvero imprescindibile: tempestività e accuratezza sembrano le parole d’ordine da rispettare a tutti i costi, pena una tragedia per ambiente e, a quanto pare, anche persone.
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Francesca Testa