Questa la mostra messa in scena al Galata Museo del Mare di Genova, il più grande museo marittimo del mediterraneo che ha riservato un intero piano a questo percorso attraverso le migrazioni di oggi e del passato. L’idea dell’esposizione è quella di coinvolgere a 360 gradi il visitatore, calandolo senza mezzi termini nei panni dell’emigrante: all’ingresso riceve un passaporto che lo trasforma in uno degli italiani che negli anni passati hanno attraversato l’Oceano in cerca di una nuova vita; proprio il viaggio si trasforma nella successiva tappa, grazie alla perfetta ricostruzione del piroscafo “Città di Torino” con tanto di camerone con i letti di seconda classe, cabine a quattro letti, infermeria e cabina del commissario di emigrazione che sorvegliava i passeggeri; senza dimenticare poi la cella per i passeggeri violenti, il refettorio e la zona femminile, con i letti più grandi per le mamme con bambino a seguito.
Il percorso prosegue poi con gli esotici luoghi di approdo: Argentina, Brasile e la celebre Ellis Island.
Ma la mostra non porta solo indietro nel tempo e,da Paese emigrante di un tempo, ci catapulta poi nel Paese di oggi, quello che accoglie: ecco che scorrono davanti al visitatore le immagini di uomini e donne che attraversano deserti e mari per giungere nella Penisola; volti diversi ma in fondo simili a quelli dei nostri connazionali del passato.
La mostra si risolve così in un percorso che va al di là delle fotografie o delle postazioni virtuali: il visitatore si ritrova a camminare dentro di sè, a cercare di capire l’oggi alla luce del passato, a intraprendere un viaggio non solo nella mostra ma verso la consapevolezza. In fondo non è proprio questo che l’arte dovrebbe fare? rendere chi ne fruisce un uomo o una donna migliore, regalando loro la prospettiva tutta speciale della cultura.
Francesca Testa