ESPLORARE TORINO ATTRAVERSO LE SUE MIGLIORI PASTICCERIE \ ROMA – Se Pasqua significa uova di cioccolato allora viaggio di Pasqua non può che significare Torino: la città, i cui pasticceri sono famosi in tutto il mondo, ha fatto dell’arte cioccolatiera una sua priorità e ovviamente, proprio nel periodo pasquale, raggiungere vette di golosità vertiginose. Allora proprio questo 24 e 25 Aprile possono diventare il momento migliore per riscoprire quella che fu la prima capitale del nostro Paese: un filo rosso che unisce le migliori pasticcerie della città sarà la linea guida di un “dolce itinerario” attraverso le strade del capoluogo piemontese.
Il punto di partenza di questa visita si trova un po’ defilato rispetto alle vie barocco del centro: Il Caffè Al Bicerin sorge all’ombra della torre campanaria di Sant’Andrea, dove nel 1763 si trovava la bottega dell’acquacedrataio e confettiere Giuseppe Dentis che nell’Ottocento decise di trasformare il suo locale in una cioccolateria. Qui il visitatore potrà sedersi al tavolo che su di Italo Calvino, Maria Josè, Umberto II, Giacomo Puccini e tanti altri illustri nomi che hanno reso grande l’Italia: la storia in questo caffè è quasi palpabile nell’aria e l’arredo d’epoca concorre a far sentire il cliente immerso nell’atmosfera ottocentesca. Se ci si siede ad uno dei tavolini del Caffè al Bicerin non si può non ordinare la celebre bevanda a base di cioccolato, caffè e crema di latte… la Bicerin appunto!
Altro luogo dove la pasticceria diventa lusso è il “Barretti&Milano” in Piazza Castello: qui alla vetrina traboccante cremini e cioccolatini, fa eco l’elegante interno, dove specchi e tappezzeria si sposano con raffinatezza. Non sarà certo un caso se proprio ai tavolini di questo bar trovava la sua ispirazione il poeta Guido Gozzano.
Simbolo non del cioccolato ma del caffè è il “Caffè Torino“, che comunque merita di essere annoverato tra le tappe obbligatorie di questo itinerario: lo sfarzo degli interni che si articolano in piccole salette ricoperte di stucchi e citazioni letterarie, illuminate da lampadari monumentali appesi a eleganti soffitti a cassettoni, fanno si che sorseggiare un caffè sgranocchiando pasticcini in questo tempio della pasticceria sia un vero e proprio dovere del buon visitatore di Torino.
Dopo questa parentesi però ritorniamo allo scopo dell’itinerario, ovvero il cioccolato. Tempio di questa dolce delizia è sicuramente Guido Gobino, dove ogni assaggio è confezionato come un vero e proprio oggetto d’arte e di valore: anche se il laboratorio si trova in Via Cagliari, il visitatore si dovrà recare vicino al Museo Egizio dove in Via Lagrange si trova la sala degustazioni del nuovo Re del cioccolato. Quello di Gobino è un vero e proprio tempio, dove il cioccolato diventa esperienza a tutto tondo: l’olfatto ad esempio viene chiamato in causa nella sala relax dove prima di degustare si possono annusare dalle ampolle qui custodite gli aromi più variegati, dalla lavanda al pepe rosa; si passa poi nella zona museale dove la storia di questo cibo straordinario è ripercorso in tutte le sue sfumature. Per i più appassionati è anche possibile prenotare una degustazione speciale durante la quale, sdraiati su un comodo divano, si assaggia cioccolata liquida e solida con un sottofondo di suoni e immagini.
Poichè Guido Gobino non conosce rivali per qualità e raffinatezza, esso è sicuramente il luogo migliore per chiudere questo mini-tour goloso nel capoluogo Piemontese: una nota finale è comunque d’obbligo per segnalare che questo percorso, adatto per ogni periodo dell’anno, a Pasqua viene arricchito dalle preparazioni speciali in tema con il periodo di festa, che prevede infinite varietà di uova di pasqua (una menzione speciale meritano quelle ripiene di nocciole) a cui quest’anno, in occasione dei festeggiamenti per il centocinquantesino anniversario dell’unità nazionale, si aggiungono le statue di cioccolato raffiguranti i grandi uomini protagonisti della nascita dell’Italia e molte altre golose preparazioni a sfondo patriottico. Le strade della dolcezza non smettono mai di stupire.
Francesca Testa